FINANZIARIA LETTA, MACELLAZIONE HALAL

FINANZIARIA LETTA, MACELLAZIONE HALAL

“Italy is going the right way”

L’Italia sta andando per la giusta via – dice Obama – ma giusta… per chi?

Quando si vuole fare uscire tutto il sangue da un animale prima di ucciderlo, non gli si taglia l’arteria carotide, cioè la mandata del sangue al cervello, perché così morirebbe subito, il cuore si fermerebbe e il sangue non uscirebbe più. Gli si taglia invece la vena giugulare, ossia il ritorno del sangue dal cervello al cuore, in modo che il suo cuore continuerà a pulsare mandando sangue al cervello fino a che il sangue non sarà uscito tutto. E’ su questo principio, che funzionano il metodo ebraico detto kosher e quello islamico detto halal. E anche quello di Dracula, suppongo.

Ed è così che funziona la politica economica italiana, al servizio di interessi stranieri, da qualche decennio a questa parte: svuotare il Paese di tutta la sua linfa, ma lentamente, in modo che non “muoia”, ossia che non tracolli, interrompendo il deflusso; e che non soffra troppo, arrivando a ribellarsi. All’avvio dell’Euro, qualche anno di bassi tassi per la finanza pubblica, per gonfiare fabbisogno strutturale e debito, poi, di colpo, austerità e tassi alti (spread), per creare l’emergenza, imporre il presidenzialismo de facto e la “sospensione della democrazia” a tempo indeterminato.

Ma già con la riforma monetaria del 1981-83 e col Trattato di Maastricht era stata scardinata, senza tanti problemi di legalità e di osservanza delle forme, la prima parte della Costituzione, i principi fondamentali, iniziando dalla sovranità nazionale e dal primato del lavoro. Una volta fatto questo, tutto il resto è stato in discesa: un completamento, una conseguenza, un dovere… persino togliersi oltre 50 miliardi di Euro per darli ai banchieri che hanno speculato sui bonds di Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, affinché – poveri pescicani- non soffrano perdite. Darli a loro e pagarci sopra gli interessi (perché li abbiamo presi a prestito) –  anziché usarli per rilanciare innovazione e occupazione, e ridurre il cuneo fiscale, mentre milioni di italiani soffrono la fame e la perdita di una casa.

Svuotare il paese delle sue industrie pregiate, dei suoi capitali, dei suoi cervelli scientifici, tecnici e imprenditoriali, della sua capacità di formazione e ricerca. In favore della finanza apolide e del suo feudatario-kapò europeo, ossia la Germania, che, grazie a questa alleanza, sta oggi apparentemente riuscendo nel suo obiettivo storico di sottomettere tutta l’Europa, denn heute gehoert uns Euro und morgen die ganze Welt.Vedremo…

I numeri e i grafici confermano ormai senza ombra di dubbio che ciò è quanto avvenuto e sta avvenendo, soprattutto nel confronto tra Germania e Italia: pil, occupazione, flussi di capitale, investimenti, quote di mercato internazionale, qualità della scuola, prospettive per i giovani e per i pensionati… chi ha guadagnato e chi ha perso è un fatto, un fatto visibile. Le industrie e le banche italiane di pregio sono oramai quasi tutte in mano di capitalisti stranieri, primariamente tedeschi e francesi, così come molte aziende di servizi pubblici essenziali.

Blocco dei cambi, veto delle protezioni doganali, privatizzazione della gestione delle banche centrali, politiche di tagli e tasse: queste mosse hanno prodotto e continuano a produrre esattamente i risultati opposti a quelli promessi e per cui erano stati imposti, e come reazione a tali risultati quei medesimi principi vengono ora imposti con ancor maggiore assolutezza e irreversibilità. Il che dimostra che il vero fine per cui sono stati concepiti e imposti è molto diverso da quello dichiarato, probabilmente opposto, ossia di creare disperazione, paura, miseria, distruzione, la fine delle democrazie parlamentari, della responsabilità dei governanti verso i governati, della possibilità di un’opposizione e persino di un dissenso culturale, scientifico, giuridico.

Persino il FMI ha riconosciuto che, su 167 paesi che hanno applicato misure di risanamento e rilancio economici basati sulla c.d. Austerità (tagli e tasse), nessuno si è risanato e rilanciato, ma tutti sono peggiorati, soprattutto in quanto al pil e al rapporto debito pubblico/pil. Grecia, Spagna, Italia confermano questa regola empirica. I paesi che crescono sono quelli che non applicano questa ricetta e che mantengono il dominio della loro propria moneta: i Brics. La Russia ha superato l’Italia in fatto di pil ed ora l’Italia è nona, fuori dal G8.

In Italia, già si era visto che l’aumento dell’iva dal 20 al 21% fatto da Monti aveva prodotto, come previsto, non un aumento, bensì un calo del gettito iva, poiché aveva scoraggiato i consumi, la domanda aggregata, svolgendo quindi un effetto recessivo. Ebbene, il governo Letta, col pretesto di dover aumentare il gettito iva per non sforare il tetto del 3% del deficit pubblico, la ha ulteriormente alzata al 22%. Così produrrà un’ulteriore contrazione del gettito, della domanda aggregata, del pil. Il che è quello che vuole, quello per cui è stato voluto, così come il governo Monti.

I vent’anni di stagnazione e declino e delocalizzazioni ed emigrazioni, senza capacità di recupero, di questo Paese, nonostante i diversi cambi di maggioranze parlamentari e di inquilini del Quirinale, sono un aspetto di questo processo di lungo termine. Vent’anni inaugurati dal Britannia Party e da Mani Pulite.

A questo sono serviti l’architettura dell’UE, del mercato comune, dei parametri di convergenza, e soprattutto di quel sistema di blocco dei naturali aggiustamenti dei cambi monetari noto come Euro. A questo piano hanno lavorato molti governi e gli ultimi capi dello Stato. Ne ho parlato ampiamente nei miei ultimi tre saggi: Cimit€uro, Traditori al Governo, I Signori della Catastrofe (Arianna-Macro Edizioni).

E chi ha cooperato ad esso, non ha mai avuto problemi giudiziari e, se ne aveva, gli sono stati risolti. E sì che, con la faccenda del Britannia Party, e la successiva campagna di svendita di assets pubblici, vi era ben di che… altro che Ruby e diritti Mediaset! Qualche magistrato coraggioso, invero, ci provò, ma suoi colleghi più grossi lo dissuasero presto.

Però sospendete il giudizio morale e politico sugli attori di questo processo, almeno fino alla fine di questo articolo.

La legge finanziaria o di stabilità proposta da Letta per il 2014 e vigorosamente difesa da Napolitano è una legge halal, o kosher, se preferite: policy del dissanguamento lento e pacifico in favore dei Paesi e dei capitali dominanti. Si basa sui due pilastri della politica italiani degli ultimi decenni:

-mantenere la struttura di potere e consenso autoctona italiana, basata su una spesa pubblica clientelare spartitoria, ampiamente improduttiva e parassitaria, indispensabile per consentire alla casta di “mangiare” in proprio e di “foraggiare” i propri consensi e sostegni elettorali, affaristici e istituzionali; infatti la nuova legge finanziaria non rilancia i grandi investimenti, non riduce se non derisoriamente la pressione fiscale, non taglia minimamente le spese parassitarie, non attua minimamente i costi standard, mentre predispone clausole di salvaguardia che aumenteranno le tasse se il gettito fiscale e i risparmi previsti saranno insufficienti;

-mantenere il Paese nella sua condizione di sottomissione alla volontà e agli interessi della grande finanza apolide e del capitalismo imperialista di Berlino – volontà e interessi incarnati nella Commissione Europea, nel Consiglio Europeo, nella BCE, nel FMI; infatti non prevede alcun termine minimo di equità e alcuna indispensabile correzione dell’Eurosistema, che la Germania, la BCE e la UE debbano rispettare come condizione per la permanenza dell’Italia nell’Eurosistema stesso.

Questi due pilastri sono una sorta di patto: tu, casta italiana, aiutaci a estrarre tutto quello che c’è di buono per noi in Italia, e ad annientare la sua capacità di competere con me sui mercati; in cambio, noi ti lasceremo continuare a mangiare come sei abituata sulle spalle della cosa pubblica, dei lavoratori, dei risparmiatori – ma non troppo rapidamente e voracemente, altrimenti il Paese collassa o insorge, e ciò disturberebbe l’esecuzione del nostro piano. Naturalmente questa operazione deve apparire all’opinione pubblica come perfettamente legittima e democratica, perciò bisogna che tu, casta, metta insieme governi con ampie maggioranze parlamentari. Al resto, provvediamo noi. E non mettetevi strane idee: non vi sono alternative.

Che cosa può mai fare, per rilanciare un paese, un governo che non può permettersi, nemmeno per fronteggiare una tragedia nazionale, di ridurre gli sprechi e le mangerie di una partitocrazia-burocrazia ladra e incapace quanto trasversale? Noi abbiamo una classe politica, amministrativa e burocratica tecnicamente incompetente e selezionata, da decenni, solo per intercettare le risorse pubbliche. Perciò qualsiasi risorsa – tasse, lavoro, beni – si getti nella macchina statale, il risultato è e sarà sempre fallimentare, non porterà mai a un miglioramento: enormi quantità di tasse e contributi, versate per decenni nelle mani di questa classa dirigente, di questa casta, hanno prodotto solo peggioramenti per il paese (e arricchimenti per la casta). Dunque è inutile insistere con altri sacrifici. Questa è la principale ragione per la quale non vi è alcuna svolta e non vi sarà alcuna ripresa, ma solo l’ennesima promessa, in mala fede, dell’una e dell’altra.  Ma vi sono altre ragioni, notoriamente: l’Italia è inefficiente e sorpassata tecnologicamente e infrastrutturalmente (quindi rimane sempre più indietro rispetto ai paesi concorrenti); è sovraindebitata (quindi, per pagare gli interessi e l’eventuale  rimborso del capitale deve togliere più denaro dei paesi concorrenti dagli impieghi per lo sviluppo); è sovra-invecchiata e afflitta da disoccupazione e suboccupazione strutturali (quindi non vi sono abbastanza giovani lavoratori per pagare le pensioni e le cure dei vecchi). E l’Italia è sottomessa a potenze straniere che la condizionano e la limitano.

Già un quarantennio fa l’economista Nikolas Kaldor aveva anticipato che il risultato di un’unione monetaria europea, ossia del blocco degli aggiustamenti naturali dei cambi tra le valute europee, sarebbe stato di aumentare il vantaggio competitivo, ossia il plus di efficienza, dei paesi europei già più efficienti, a danno di quelli meno efficienti, facendo defluire industrie e capitali e lavoratori qualificati dai meno efficienti ai più efficienti. Un ventennio fa ribadivano questa previsione altri economisti famosi, come Paul Krugman e Wynne Godley. Tutti quelli che hanno architettato l’Euro, sapevano bene su che scogli era diretta la nave, molto meglio di quanto lo sapesse Schettino. Ma il loro scopo era appunto quello di far naufragare la nave.

Le previsioni si sono avverate e continuano ad avverarsi in modo conclamato e sempre più violento da almeno sette anni, ma non è stato introdotto alcun correttivo (ad es., un fisco federale tipo USA che compensi i deflussi e gli squilibri tra aree forti e aree deboli); al contrario, sono state inasprite le misure di squilibramento e sopraffazione; e dove qualche statista ha protestato o parlato di referendum sull’Euro – Berlusconi e Papandreou – è stato sostituito dalla Merkel.

En passant: la sostituzione di Berlusconi, l’appoggio alle politiche distruttive di Monti e alla finanziaria halal di Letta confermano la mia vecchia tesi che, dall’ordinamento internazionale vigente, il Quirinale, volente o nolente, viene usato come un organo di trasmissione alla politica italiana della volontà delle Potenze che dominano questo Paese. Per questo la sua immagine viene tanto esaltata e sacralizzata dai mass media: deve restare al di sopra di ogni sospetto, e soprattutto di quel sospetto. Siamo in una repubblica presidenziale… o pontificale?

L’Euro era quindi, sin dall’inizio, sin dal suo progetto – che molto deve anche ad architetti anche italiani – concepito per macellare l’Italia e altri paesi deboli in favore di Germania e altri paesi forti. Nel Newspeak, o Neolingua, dell’orwelliano 1984, si legge che “guerra” è “pace”, e il Ministero della Verità è quello dove le notizie e i documenti scritti del passato vengono modificati per confermare le previsioni e le dottrine del Partito. Analogamente, nella Neolingua comunitaria “sopraffazione” si dice “solidarietà” e “demolizione” si dice “risanamento” e la pratica dello svuotamento economico per via valutaria viene chiamata “misure di convergenza”.

La Francia, e, ancor più, il Regno Unito, vedono l’avanzata nei consensi elettorali di movimenti politici che partono dalla constatazione dei reali effetti dell’Euro, di Maastricht, di Lisbona, della burocrazia comunitaria; e che si propongono di porvi fine nell’interesse nazionale. Si tratta però di due paesi che, all’opposto dell’Italia, hanno conservato buona parte della loro sovranità nazionale, che hanno una classe politica e amministrativa abbastanza efficiente e non solo ladra, che hanno una identità nazionale radicata nella popolazione, e che soprattutto non sono composti da aree con bisogni divergenti in fatto di politiche economiche, finanziarie e monetarie (mi riferisco al Settentrione e al Meridione). Un paese che non funziona e non si riforma a causa della sua sbagliata composizione. Quindi non è probabile che in Italia possa aversi qualcosa di simile ai movimenti  francesi e britannici. Anzi, l’Italia si trova nella condizione di protettorato in cui è proprio perché è nata come entità politica messa insieme artificialmente, per volontà straniera, mediante conquiste militari, accozzando sistemi-paese e mentalità troppo diversi tra loro, che non si sono mai amalgamati.

Napolitano, che rimprovera ai critici del disegno di legge finanziaria  presentato da Letta di non tener conto dei vincoli internazionali cui l’Italia è sottoposta, sembra proprio alludere, un po’ lugubremente, alla condizione di protettorato o di sovranità zero in cui l’Italia si ritrova, oggi molto più di prima che fosse unificata 150 anni fa, e con la quale è da immaturi e da irresponsabili non fare i conti. L’unica realistica alternativa è l’emigrazione, e Monti ha talvolta alluso a ciò.

In un paese ancora oggi inebriato da ideologismi, giustizialismi, moralismi e buonismi, Napolitano si conferma un realista e un saggio disincantato, uno che conosce gli ordinamenti sociali e internazionali per quello che sono, ossia strutture di rapporti di forza, in cui democrazia e legalità e pluralismo servono solo miti adoperati per produrre consenso al sistema. Poiché gli italiani sono in questa condizione, bisogna farli obbedire e agire anche contro il loro interesse, onde risparmiare loro un male peggiore.

E bisogna evitare di divulgare inutilmente alla gente una consapevolezza che la renderebbe solo più infelice, più inquieta e più esposta alle violenze repressive destinate a seguire eventuali velleitari e impotenti tentativi di resistenza popolare.

Il messaggio opportuno e rassicurante da divulgare agli italiani, lo ha dettato il fiduciario dei grandi banchieri USA e del  Washington Consensus, Barack Obama, sorridendo compiaciuto a Letta in Tv: “Italy is going the right way”.

20.10.13  Marco Della Luna

 

 

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8 risposte a FINANZIARIA LETTA, MACELLAZIONE HALAL

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  4. gengiss scrive:

    Bel pezzo, ingegnosa la definizione di finanziaria “kosher”. Sono d’accordo su tutto, tranne che sul concetto di “casta”. So che va di moda in ambienti grillini e simili, ma in realtà è un’arma ideologica usata per farci sentire colpevoli, e quindi meritevoli di punizione, da parte dei Poteri finanziari che ci hanno reso colonia. L’Italia è sempre stata più “corrotta” rispetto ai Paesi del nordEuropa, eppure nei anni ’80 eravamo la quinta potenza industriale, avevamo superato la Gran Bretagna e ci avvicinavamo alla Francia. Che cos’è successo dopo? Privatizzazioni, libertà di movimento dei capitali, flessibilità del lavoro, trattato di Maastricht, euro: questi i responsabili

  5. ahfesa scrive:

    OT Caro Michele il suo giudizio su Caporetto é più esilerante del protossido d`azoto.
    Con tutto il rispetto nel merito mi permetto di consigliarle l`omonimo libro di Paolo Gasperi, oppure se vuol sentire l`altra campana, “Fanteria all`attacco” di E. Rommel, che può non piacere ma di cose militari ne sapeva un tantino.
    Ed infine per confronto sempre l`omonimo del col. Gatti.
    Dopo ne riparliamo se crede. Permetta ancora le ricordi che il termine “sciopero militare” fu coniato da Leonida Bissolati soltanto vedendo lo stato delle truppe italiane in ritirata giorni dopo e senza alcuna pretesa di giudizio in termini militari.
    Infine sappia che più che interessato a cose militari, sono appassionato di ferrovie. Quindi mi piacerebbe sapere quale sarebbe la linea che qualcuno avrebbe costruito apposta per l`unidicesima battaglia dell`Isonzo. Ed in effetti una ferrovia c`é ma é stata costruita per cose diverse dal gen Konrad molti anni prima. Vedasi Eugenio De Rossi “Storia di un ufficiale italiano…”
    Ma dica lei.

  6. giusavvo scrive:

    Gentile Autore,
    l’ho conosciuta grazie ad un amico che qualche anno addietro mi consigliò un suo libro (Euroschiavi) che, a dire il vero iniziai a leggere con scetticismo (avendo una buona dose di vanità intellettuale).
    Da allora la mia mente si è aperta, è stato come un flash che tutt’intorno mi illuminò.
    E’ da quel momento che ho cominciato a leggere i fenomeni della politica in senso lato, anche da un altro angolo visuale.
    Leggo sempre i suoi post e, finora, non posso fare a meno di condividere le sue posizioni in toto e ciò, non per fanatica venerazione.
    Non posso che esprimerle tutta la mia ammirazione per quello che fa e per il coraggio di farlo.

  7. MICHELE scrive:

    Dr, in riferimento a un suo vecchio articolo inerente la disfatta o lo sfondamento nella battaglia di Caporetto; in effetti non ci fu ne’ lo sciopero della truppa come scritto sui libri di storia delle medie ne’ tanto meno lo sfondamento; il nemico semplicemente costrui’ una ferrovia per trasportare la logistica perche’ non diedero ordine di presidiare quel territorio…. Quindi si dovrebbe andare a cercarne il perche’ altrove e non dai libri o testimonianze dei fenomeni di allora !!!

  8. ahfesa scrive:

    Caro Avvocato,

    lei scrive quello che a noi é evidente, ma molto meno lo é per la massa dei nostri concittadini. E vigendo la regola di Mandela (opportunamente riveduta e corretta), temo noi si conti pochissimo.
    E persino il patto di cui lei parla é perfettamente inquadrato nella scienza politica. Storicamente infatti tutti i collaborazionisti di dominatori ingiusti sono mantenuti nella smodata ricchezza dal tiranno (salvo l`eliminarli improvvisamente quando non servono più o divengono scomodi). Appunto l`illegalità e gli errori sono palesi anche e meglio a chi li fa perpetrare e li perpetra. Ed allora non solo si deve viver bene per far viver male gli altri concittadini, ma anche occorre costituirsi una riserva in luoghi sicuri per gli incerti del mestiere. Ed i più avidi diventano capi ed i più brutali diventano i loro esecutori. Con gran contorno di prezzolati delatori in modo che il padre debba diffidare del figlio ed il tradimento ed il sospetto renda nemici anche i fratelli.
    Ed il nostro destino é avere un governo sempre più buffonesco ed inutile, ma durissimo con i sottoposti senza potere, fino a quando appunto chi comanda – venutane meno la necessità leggittimatoria – non lo sostituirà con un viceré a poteri assoluti, anche gabellando che lo fa per risparmiare stipendi su cariche inutili. E noi pecoroni pure batteremo le mani come i lazzari al card. Ruffo nei bei tempi andati.

    Ma un dubbio nella sua teoria lo insinuo. Non per i risultati, ma per i prodromi. Ovvero le nostre disgrazie sono cominciate con la presa di potere dell`Eroe di Hammamet che ha dato il primo ferale colpo all`ordine costituito. Ma il personaggio (ed i suoi accoliti) aveva la rapacità del piccolo Don Rodrigo divenuto per intercessione altrui Don Martino de Leyva. E dunque affatto propenso a spartire né men che meno a farsi sfilare il bottino dalle mani. No, io modestamente penso che essendo quei personaggi ladri con noi, da furfanti si stavano comportando con i gli altri capi europei. Ovvero per loro lo sciagurato trattato di Maastricht (firmato dal De Michelis, fattosi novello Cavour) era un grimaldello per continuare a rubare per infinite generazioni, scaricando i debiti e le malversazioni conseguenti sulle costituende casse europee. Come la catena di S. Antonio: più si é meglio é. E la Germania di allora non faceva paura essendo divisa e col martello sovietico alla nuca. Poi le cose sono andate molto diversamente anche grazie all`opera indefessa dei pensionati di platino (ma ancora in pista) Prodi ed Amato, Ed il colpo di grazia a mio avviso ce lo ha dato il sig. Obama, quando sponte sua o per consiglio altrui io non so, ci ha venduti ai tedeschi assieme a greci, spagnoli e frattaglie varie.
    Certo con i francesi (che per altro per adesso approfittano di noi mica pochino) e con i britannici le cose girano diversamente. ma i primi come detto hanno almeno in apparenza da guadagnare illudendosi di spartire il botttino con l`oltre Reno. Il Regno Unito invece ha da tempo capito l`antifona e si é già sfilato da tempo. Come gli umili cechi, i quali avendo gustato le delizie del simpatico Heydrich prima e del concittadino Usak dopo, hanno subito messo le mani avanti tenendosi carissima la loro povera ed unta corona e non volendo neppure sentir parlare di fisco compact.
    Ma tutta ciò é di poca consolazione ed oramai o ci si ribella in qualche modo o é la nostra fine.
    E l`emigrazione é vero che può dare un ristoro, ma é lo stesso che avevano i nostri padri quando andavano a fare i minatori o i manovali per belgi, tedeschi e francesi. O a fare gli scopini per gli americani. salvo i mafiosi ovviamente, o chi ha beni di fortuna ed amicizie disponibili.

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