RICOSTITUIRE LA REPUBBLICA RIFIUTANDO LO STATO-AZIENDA PRIVATIZZATO
Ricostituire la repubblica rifiutando lo Stato-azienda privatizzato
Dopo circa settant’anni, si sono avverate le cupe predizioni del prof. Carl Schmitt: l‘industria finanziaria sposta 15 volte più ricchezza dell’economia reale, il finanziere sostituisce lo statista come decisore politico, sostituisce la politica con il suo business, sostituisce la volontà delle nazioni con la sua propria volontà, sostituisce il diritto costituzionale e pubblico con i suoi regolamenti privati internazionali, sostituisce i parlamenti con i suoi centri di regolamentazione, sostituisce le monete nazionali e i tribunali dello Stato con la sua moneta e con i suoi tribunali, scavalca gli eserciti nazionali con i suoi eserciti privati di contractors. Lascia in essere gli Stati come suoi debitori obbedienti nonché come esecutori e cinghie di trasmissione delle sue decisioni nei confronti dei popoli, per rimescolarli, riformattarli, toglier loro progressivamente risorse, sicurezza, privacy, capacità politica, facendone una massa passiva senza identità, condizionata a pensare, agire e reagire secondo clichés. E questo programma di ingegneria sociale in parte è già realizzato.
Che fare dunque con questi Stati?
Si tratta ormai di chiamare un bluff, in fin dei conti. Il re è nudo, ora occorre dirglielo non individualmente, ma come collettività politica organizzata, cioè come repubblica dei cittadini: il vero Stato.
Sul piano giuridico costituzionale, ci si può opporre, disconoscendoli, a tutti gli attuali sedicenti governi, ordinamenti statuali, comunitari, sovranazionali , semplicemente in base al fatto che non sono più stati e non sono più pubblici avendo perduto tali caratteri a seguito della loro sottomissione al (dipendenza dal) capitalismo finanziario privato apolide che esige continui trasferimenti a sé stesso di diritti, ricchezza, potere, diritti, a spese dei popoli e del pubblico – vedi da ultimo il TTIP.
Costituirsi in uno Stato-Repubblica indipendente e sovrana, regolata dalle leggi che essa stessa si dà, e retta dal principio di legalità e di certezza del diritto, partecipare consapevolmente alla sua vita e alle sue decisioni, essere rappresentati in essa dai propri eletti effettivamente scelti: tutti questi sono fondamentali diritti degli uomini. E tutti questi diritti sono impediti dalla attuale forma di Stato-Repubblica, poiché essa vede lo stato sottoposto e subordinato alle esigenze e ai comandi della comunità bancaria globale da cui esso dipende per finanziarsi, quindi per funzionare e vivere.
La rinuncia alla produzione e regolazione pubblica della moneta, l’imposizione della autonomia o meglio sovranità dei banchieri centrali rispetto agli organismi rappresentativi e anche al potere giudiziario, l’impero del rating ricattatorio fatto da banchieri privati e del conseguente spread dei rendimenti del debito pubblico, hanno comportato in breve tempo l’indebitamento inestinguibile e la conseguente privatizzazione dello Stato e delle sue funzioni. Se il banchiere centrale è indipendente dallo Stato, allora automaticamente lo Stato è dipendente dal banchiere centrale. Esso di fatto riceve ed esegue una politica dettata dall’esterno di esso, da interessi politici ed economici organizzati. La legislazione europea, che sostituisce quelle nazionali, è un processo burocratico gestito dalle lobbies finanziarie e commerciali assieme ai funzionari comunitari nelle loro stanze chiuse di Bruxelles. Dietro la supposta competenza e tecnocrazia comunitarie (peraltro fallimentari alle prova pratiche, dalla politica agricola comune all’euro all’immigrazione), dietro il “c’è lo chiede l’Europa”, spesso sta semplicemente l‘interesse economico di una lobby e la corruzione di qualche alto burocrate che scrive il regolamento o la direttiva. Poi la Commissione impone agli Stati di obbedire a queste norme sotto minaccia delle famose sanzioni.
Sapete qual è la vera riforma costituzionale, già attuata? Eccola. La filiera della normazione, delle regole che, come tali, “sono sempre da rispettare”, è divenuta: lobby privata che richiede le norme > organismo sovranazionale burocratico che le emette (UE, Wto, Fmi etc.) > governo nazionale che le fa recepire al parlamento nazionale e poi le esegue, altrimenti il paese viene sanzionato. Le riforme elettorale e costituzionale renziane servono a eliminare il residuo filtro di una possibile opposizione parlamentare nella fase di recepimento, facendo più automatico questo iter normativo che rende la volontà e l’interesse dei cittadini ininfluenti e impotenti rispetto a quegli interessi e a quei dettami. E’ questo che Renzi intende come snellimento del processo legislativo e che dice che viene apprezzato dall’Unione Europea. Sono riforme che mirano a perfezionare la privatizzazione del potere legislativo. E a renderlo così fluido, automatico, scontato, che la gente non si accorga nemmeno che le leggi vengono fatte e imposte in quel modo assolutamente antidemocratico, o più esattamente completamente assolutistico.
Il diritto commerciale internazionale emesso da organismi esterni agli Stati e indipendenti, nominati dalle multinazionali, si sostituisce al diritto internazionale pubblico e penetra anche negli ordinamenti giuridici nazionali come legge a cui i giudici sono sottoposti. Il modello di sviluppo e di gestione dell’economia e della società è ormai dettato da organismi finanziari internazionali o sovranazionali del tutto autoreferenziali, del tutto opachi e insindacabili, che decidono a porte chiuse, con diritto stabilito dai trattati alla segretezza e alla irresponsabilità per le loro procedure e decisioni e le conseguenze di queste ultime: vedi statuti della Banca dei Regolamenti Internazionali e della Banca Centrale Europea. Vedi FMI, vedi WTO, vedi Banca mondiale. Queste istituzioni operano esclusivamente al servizio degli interessi privati di un’élite finanziaria globale a cui continuano a procurare nuova liquidità gratuita allo scopo di sostenere le sue attività speculative, e mi riferisco al quantitative rating e ad altre simili manovre; mentre non ne procurano per il salvataggio dei risparmiatori vittime delle frodi compiute dagli stessi banchieri né per i finanziamenti di attività produttive e di infrastrutture sicuramente utili e tali da remunerare rapidamente gli investimenti oltre che da assorbire ampie quote di disoccupazione.
Le strutture costituzionali degli ordinamenti pubblici (rectius: ex pubblici) sono già state adeguate a queste gerarchie e a queste esigenze secondo il principio di ridurre verso lo zero la partecipazione, la scelta, la comprensibilità, la possibilità di opposizione dal basso in favore di organi decisori autocratici, opachi, incontrollabili, irresponsabili, non eletti (tranne il parlamento proforma di Strasburgo) come già sono gli organi apicali dell’Unione Europea che, in nome della tecnocrazia competente e del progresso che essa doveva portare e non ha apportato, hanno sottratto democrazia e indipendenza alle nazioni aderenti; e come saranno quelli dello stato italiano in caso di approvazione della riforma costituzionale Renzi-Boschi nel combinato con la loro nuova legge elettorale (su questo tema, vedasi miei precedenti articoli).
Il mito dell’unificazione europea da un lato, e la successione di crisi economiche dall’altro lato, hanno molto aiutato la realizzazione di questo nuovo ordine mondiale. Non ha quindi molto senso cercare di convincere i suoi grandi decisori a introdurre misure per prevenire o risolvere le crisi stesse.
Un simile Stato, privatizzato e direttamente dipendente da interessi e poteri privati, escludente la partecipazione il controllo popolari, privo di sovranità propria, semplicemente non è più “Stato ” perché non ha più le caratteristiche proprie ed essenziali dello Stato, ossia la sovranità rispetto appunto agli interessi privati, i quali – scusate se mi ripeto – gli dettano le regole e le leggi che deve emettere e imporre alla popolazione, facendone uno strumento impotente e con funzione di capro espiatorio dei disastri delle ideologie economiche che gli si fa implementare e imporre alla gente. Tantomeno è una Repubblica, perché dipende dal privato e non dal pubblico, perché si cura della cosa privata e non della cosa pubblica, perché è occupato da soggetti e interessi privati e non dal pubblico. Che cos’è allora questo Stato? È un’azienda, un’agenzia privatizzata, un front office con servizio esattoriale, al servizio del vero signore, del vero sovrano, che è è esterno ad esso.
Ma i cittadini non sono tenuti ad accettare un ordinamento che rende superflua e irrilevante la loro volontà e il loro benessere al fine delle decisioni dell’ordinamento stesso. Nessun uomo è tenuto ad accettare un potere che non lo considera soggetto ma oggetto, o che dipende da un potere forte che lo considera oggetto, come cosa. E se non è Stato, non è Repubblica, non rispetta i requisiti fondamentali di rappresentanza e di rule of law, se non rispetta i diritti dell’uomo enunciati all’inizio, allora l’uomo, la gente, non solo non è più legalmente tenuta ad obbedirlo, anzi a riconoscerlo, bensì può e deve costituirsi in uno Stato-Repubblica che sia veramente tale escludendo con apposite norme della sua costituzione la dipendenza dal capitale e dai suoi gestori, vietando e rendendo giuridicamente nullo prima che nasca qualsiasi sistema di mercato della finanza per la finanza (soprattutto i derivati speculativi, le vendite allo scoperto, i credit default swaps), cioè adottando esattamente l’opposto del principio market friendly oggi adottato dal potere costituito. Se non lo fa, il business della finanza per la finanza parte come processo impersonale e oggettivamente irresistibile che si sostituisce con le sue esigenze alla politica e alla volontà prima pubblica, poi individuale. Se non lo fa, l’uomo perde la propria condizione umana. Perciò la repubblica, per vivere, ha necessità di costituirsi intorno a questo-principio cardine: niente finanza per la finanza, niente finanza autonoma. I suoi contratti devono essere nulli per legge e i loro autori e gestori incarcerati. Gli altri principi-cardine sono la rappresentatività (i cittadini scelgono i propri rappresentanti laddove non decidono direttamente), la legalità (i poteri della repubblica agiscono secondo la costituzione e le leggi), la divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), che si bilanciano e controllano reciprocamente.
Ecco dunque che il fondamento ultimo, giuridico, costituzionale, di diritto-dell’uomo, di ogni azione di disconoscimento e di rigetto di ciò che ancora oggi si presenta come Stato, Repubblica, Unione Europea, eccetera, sta nel dirgli: “Tu sedicente istituzione, con le tue pretese nei miei confronti, non sei una Stato, non sei un organismo pubblico, in realtà sei un’agenzia privata al servizio di privati, e per questo io non sono legalmente sottoposto a te, alle tue decisioni, pretese, regole, tasse incluse. Anzi, io, noi, ci siamo già costituiti in una comunità Stato Repubblica: noi, the people, ci riconosciamo in essa, e in essa esercitiamo i nostri diritti inalienabili, non in te che ce li hai tolti. Quindi vaffa falso governo, vaffa ministero, vaffa fisco, vaffa gendarmi in uniforme, vaffa Commissione Europea: siete solo impostori. Conservate per ora di fatto una certa forza materiale, quindi in parte dobbiamo provvisoriamente subirvi, ma un potere è legittimo solo se serve gli esseri umani, e voi servite il capitalismo finanziario e perseguite lo scopo di annullare l’essere umano nella sua essenza di essere che governa se stesso e di “animale politico”.”
Si potrebbe rivolgersi alla magistratura con ricorsi secondo il seguente schema:
“Tribunale di…/ Commissione tributaria provinciale di…
Ricorso per l’annullamento del seguente atto:…
Il signor Pinco Pallino… rappresentato difeso dall’avvocato X Y del foro di…
Premesso quanto segue:
Il ricorrente ha ricevuto la notifica dell’allegato provvedimento amministrativo/accertamento tributario/cartella esattoriale/ordinanza prefettizia con cui si pretende da lui quanto segue:…
Tale provvedimento presuppone, per avere validità, di essere emesso da un ente pubblico Che sia effettivamente tale e che faccia parte dello Stato, e precisamente di uno Stato che sia realmente tale, dotato delle caratteristiche giuridiche essenziali di uno Stato.
L’ente che lo hai emesso non può qualificarsi pubblico perché l’apparente stato italiano di cui esso fa parte in realtà non è uno Stato, mancando dei requisiti essenziali per essere tale, quale la sovranità, postulati anche dalla Costituzione italiana, quali l‘indipendenza, la sovranità popolare, l’essere pubblico anziché privato. Invero, l’apparente stato italiano è in realtà un’agenzia o azienda al servizio e agli ordini di imprenditori finanziari privati, come di seguito si dimostra; pertanto, esso è in oggettivo conflitto di interesse con il popolo:…
Mancando la qualità di Stato, manca la sovranità nei confronti dei soggetti privati, ossia il potere pubblico di emettere provvedimenti dotati di autorità e supremazia nei confronti degli esseri umani.
Il ricorrente chiede pertanto la dichiarazione di nullità ed inefficacia dell’impugnato provvedimento, condannando chi lo ha emesso al risarcimento dei danni che da esso e dalla sua esecuzione siano derivati o deriveranno nonché alla restituzione delle somme che il ricorrente abbia pagato o pagherà a causa di esso…”
Naturalmente siffatti ricorsi sono contraddittori perché presuppongono che il ricorrente riconosca l’autorità del giudice a cui si rivolge, e il giudice è un organo dello pseudo-Stato italiano che il ricorrente disconosce. Però si può provare a uscire da questa contraddizione logica dichiarando nel ricorso che ci si rivolge al giudice in quanto fondato sulla costituzione italiana, che è contraria alla privatizzazione dello Stato e della politica e sul giuramento di fedeltà ad essa che egli ha prestato.
Inizialmente i giudici, tutti o quasi, valutata la loro convenienza e il rischio, faranno orecchio da mercante a ricorsi di questo tipo, ma poi col tempo la riflessione, con la diffusione della consapevolezza, si apriranno spazi per pronunce che ammettano la realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Il processo di sottomissione antidemocratica dall’alto andrà avanti avvalendosi anche delle tecnologie informatiche, nanotecnologiche, farmaco-genetiche e biometriche di ultima generazione per il controllo sociale e anche delle singole persone. Intravedo un possibile, fosco scenario nel prossimo futuro, in cui, per difendersi dalla penetrazione del sistema anche nella vita privata, sarà necessario o rinunciare lucidamente e asceticamente al mondo, oppure combattere e difendersi con ogni mezzo disponibile. Forse sorgeranno gruppi partigiani di uomini liberi che difendono o riconquistano il territorio fisico e soprattutto quello politico da un invasore privato che glielo ha sottratto, che non li riconosce e non li vede come soggetti bensì solo come componenti mobili e senza proprio valore del ciclo moltiplicativo del capitale finanziario. Uomini che perlomeno esercitano, nel combattere, i loro fondamentali diritti.
La loro lotta sarebbe non ideologica né religioso-fanatica (questo partigiano è dissimile, in ciò, dal partigiano di Carl Schmitt). Sarebbe intellettuale, morale, condotta con strumenti psicologici, giuridici, economici, informatici, mediatici e tecnologici in generale, incluso lo hacker-sabotaggio, incluse la disobbedienza civile e fiscale, la resistenza passiva, le varie forme di armi. Una lotta probabilmente divisa tra un’ala militare e un’ala non fisicamente violenta, di tipo gandhiano. Una lotta asimmetrica, guerrigliera, senza regole e senza esclusione di colpi, simile a quella dei popoli che già nella storia si sono difesi contro occupanti esterni e i governi fantoccio messi su da questi: spagnoli contro gli occupanti napoleonici, italiani e jugoslavi contro gli occupanti tedeschi, vietnamiti contro gli occupanti francesi e poi americani. Una lotta tra uomini liberi e impero tecnocratico finanziario. La sua intuizione ha ispirato le distopie futuribili delle famose serie Matrixe Terminator. In esse, morire combattendo è l’unico modo per vivere liberi.
01.08.16 Marco Della Luna