RIFORMATTAZIONE MENTALE TOTALITARIA
RIFORMATTAZIONE MENTALE TOTALITARIA
Le condizioni per la spontaneità, la pluralità, la libertà culturale di ricerca, critica, confronto, comunicazione, iniziativa economica, sono state storicamente anche le condizioni per i grandi avanzamenti della civiltà, per la creatività. Tali condizioni d’altro canto rendono più difficile il controllo sociale dall’alto, che invece è facilitato dalla educazione a un pensiero unico, allineato con gli obiettivi delle classi dominanti, da una vulgata ufficiale della realtà, e dall’organizzazione poliziesca, sorvegliante, dello Stato, a cui niente sfugge – vedi 1984 di Orwell.
Un tale controllo tende a comprimere infatti gli imprevisti anche culturali e politici, il rischio che la gente analizzi e critichi il regime, i suoi fini e il suo story telling; e ovviamente anche il rischio di possibili resistenze o reazioni oppositive, dissenzienti, dal basso o da ambienti intellettuali.
Il controllo sociale, in modo attivo, iniziando dalla scuola elementare, e continuando con l’entertainment e l’informazione, è usato dai regimi totalitari e para-totalitari (come il capitalismo) per produrre ‘l’uomo nuovo’, avente i caratteri desiderati, ideologicamente, comportamentalmente e moralmente: tutti programmati e modellati con lo stampino per produrre il tipo di società desiderato. Tutti plasmati per gli obiettivi del regime, tutti col paraocchi. Con massima soppressione della spontaneità, della libertà, del pensiero divergente, creativo, ironico, quindi incontrollabile.
Tutti i regimi totalitari hanno cercato, con propagande martellanti soprattutto nella scuola, di formare una mentalità corrispondente e polarizzata su dogmi, fini, valori, nemici, condivisi e uniformi, senza spazio per visioni alternative: l’uomo nuovo marxista, fascista, nazista, maoista, islamista, xijinpinista, europeista. E ora soprattutto è l’uomo della società che viene aziendalizzata al dichiarato fine di renderla efficiente. Le concezioni problematizzanti e divergenti sui temi strutturali e di fondo sono criminalizzate, psichiatrizzate, oscurate, punite. Insegnanti, accademici, giornalisti che le esprimono sono gradualmente marginalizzati, isolati, esclusi Solo la verità di regime e i suoi valori possono accedere alla visibilità. Tutti imparano ad auto-censurarsi per non essere isolati o per non essere bannato dai social media. L’autocensura diventa un habitus mentale di lotta allo psico-crimine.
Per imporre il pensiero unico, la realtà unica, l’élite si è spesso servita delle emergenze finanziarie e monetarie che essa stessa crea con le sue pratiche di profitto, e delle ondate di paura e delle richieste di ‘salvezza’ che esse suscitano. Ha così recentemente imposto, come spiegazione praticamente incontestabile e unico dominatore della comunicazione per il grande pubblico nonché per l’insegnamento, un modello economico-finanziario monetarista mendace che da un lato le ha consentito e consente la depredazione economica della società generale con la concentrazione del reddito in una ristretta cerchia, e che, dall’altro lato, è strumentale ai suoi fini politici. Lo sta usando per giustificare l’abolizione della privacy economica, il tracciamento universale, ora anche l’abolizione del contante in modo che tutti i denari delle persone e delle imprese siano su conti correnti elettronici dove possono essere bloccati o prelevati senza pratica possibilità di resistenza da parte correntisti.
La comunità finanziaria globale ha così configurato lo Stato estrattivo, che sostanzialmente toglie sistematicamente denari e diritti alle classi produttive per trasferirli ai grandi capitali privati. E non può fare diversamente perché dipende dalla predetta grande finanza per collocare il suo debito pubblico, cioè per finanziarsi.
Una notevole progressione qualitativa nella trasformazione dell’apparato statale è in corso grazie all’emergenza sanitaria, con cui le classi dominanti acquisiscono il potere di chiudere ed aprire gli spazi di vita delle persone e di entrare, col ricatto lavorativo, nel loro sistema biologico immettendo molecole incontrollabili e dagli effetti di lungo termine del tutto ignoti, o segreti.
Tutto questo viene legittimato col dire che dobbiamo affrontare crisi globali, monetarie, terroristiche, climatiche, sanitarie e che esiste un unico modo scientifico per affrontarle e che dunque chi non approva e non riconosce come valido questo modo è un soggetto irrazionale, anti-scientifico, pericoloso per la società, potenzialmente da isolare e neutralizzare. Questa suggestione viene impressa nella mente del popolo attraverso principalmente la televisione, con l’aiuto di stati emotivi indotti ad arte, stati di paura, di speranza, di sospetto. In generale il principio è che per affrontare e gestire alla meglio ogni tipo di crisi, la società deve diventare un’azienda, perché l’azienda è il sistema organizzativo più efficiente in assoluto nel gestire le crisi (soprattutto quelle che essa stessa genera!) e in essa tutto è sotto il monitor dei gestori.
Ovviamente si omette di dire che l’azienda è il sistema più efficiente, sì, ma per l’interesse dei suoi proprietari-gestori, non per l’interesse dei lavoratori e della popolazione generale e dell’ambiente. Aziendalizzare la società significa dare l’egemonia, anzi l’esclusiva, innanzitutto in campo culturale, scientifico e accademico, all’ideologia utile ai dominatori della società. Demenziale è sostenere che il parlamento rappresenti il popolo e lo garantisca nelle sua libertà e nei suoi diritti: tutti vediamo che i parlamentari sono mestieranti politici, mercenari che cercano di far soldi ed essere rieletti e a questo fine votano per chi più li paga e garantisce, come vistosamente sta avvenendo col governo Draghi, dove stanno accozzati insieme, cani e gatti, per partecipare alla lottizzazione dei 200 miliardi del Pnrr. Rappresentare il popolo non li riguarda. Passata l’elezione, gabbato l’elettore.
I tratti generali del nuovo modello culturale, cioè dei filtri e i lacci mentali che vengono impiantati con l’entertainment, la scuola e la propaganda, sono i seguenti:
-Irenismo (dal Greco ‘eirène’, pace), ossia negazione della conflittualità sociale, etnica, religiosa, internazionale, e in generale del conflitto degli interessi oggettivi. Esso impedisce di capire che la politica è essenzialmente conflitto di interessi, conflitto di classe, conflitto tra paesi, e che essi sono decisi dai rapporti di forza. Nella rappresentazione per il popolo, non vi sono, ad esempio nell’Unione Europea, contrasti oggettivi di interesse tra i vari paesi, né vi sono lotte per la reciproca sopraffazione, per imporre politiche comunitarie favorevoli ai paesi dominanti a spese dei paesi dominati. La società nazionale e internazionale, nella visione irenistica, è non violenta, corretta, collaborativa.
-Trasparenza della politica, cioè negazione del fatto che la politica, come Niccolò Machiavelli spiegò circa cinque secoli fa, è essenzialmente complotto, che si serve sistematicamente,m per sua natura, di inganno, menzogna, ricatto, corruzione, omicidio, segretezza, etc. La delegittimazione delle posizioni scettiche con l’etichetta di complottismo, dunque, è un’assurdità funzionale a impedire che la politica venga analizzata pubblicamente.
-Abolizione della storia: l’insegnamento della storia è sempre più diluito, ristretto e sabotato nelle scuole, perché esso fa percepire concretamente a) il fatto che sono esistiti diversi insiemi di valori, diverse concezioni politiche, diversi assetti socioeconomici, e che questi si sono succeduti attraverso i conflitti; b) che vi sono alternative possibili all’ordine esistente; c) inoltre fa percepire le radici multisecolari o millenarie delle diversità sociali e culturali tra i popoli, mentre il mondialismo pretende che tutte le persone siano considerate e trattate, sotto pena di essere altrimenti tacciati di fascismo, come tra loro equivalenti e intercambiabili, quale che sia il loro retroterra storico. Questo si manifesta nella cosiddetta rivoluzione Woke e Cancel Culture.
-Appiattimento sul presente e niente progettualità: l’immersione per decenni in un clima permanente di incertezza e insicurezza non solo economiche fa sì che la gente rinunci alla progettualità, ai programmi di medio e lungo termine, compresi quelli di procreare, e viva alla giornata, appiattita su un amorfo presente, similmente agli animali: avremo una democrazia di animaletti indebitati e malaticci. E’ stata assimilata dalla popolazione generale la perdita di libertà e di diritti di partecipazione di controllo all’esercizio del potere, i diritti economici.
-I diritti e le libertà non sono intrinseci all’uomo, bensì sono dati, tolti, ristretti dal governo, secondo le sue contingenti valutazioni (green pass).
-Pensiero unico politically correct: contiene il divieto di descrivere realisticamente e liberamente la realtà e costringe a non chiamare il bluff dello story telling mainstream, soprattutto nei suoi tratti qui esposti; porta a una limitazione della possibilità dialettica, didattica e politica. Idee, dati, interpretazioni, proposte fuori dall’alveo del pensiero unico sono automaticamente trattati come estremisti, quindi illegittimi, e i loro portatori sono stigmatizzati e isolati.
-Villaggio globale: il mondo è per sua natura e inevitabilmente, ormai, unificato in un’unica polis globale; non è possibile impedire i flussi migratori.
-Gender: la vera libertà richiede il riconoscimento che non vi sono vincoli o caratteri biologici, obiettivi; l’opzionabilità delle caratteristiche fisiche, l’affrancamento dai dati biologici, la piena negabilità sociale e legale di questi. Il nemico della libertà, dell’uomo, dei suoi diritti, è chiunque neghi questa opzionabilità, sia sul piano biologico che su quello psicologico.
-A ciò si allacciano il doppiopesismo e bipensiero: la violenza verbale e fisica da parte di coloro che portano avanti il nuovo modello sociale è legittimata come lotta contro il fascismo è il razzismo, mentre ogni atteggiamento critico viene qualificato come fascista è razzista o perlomeno ambiguo ed esposto alla persecuzione, all’isolamento sociale, culturale, politico, mediatico.
-Per contro, l’uomo non ha più diritti di sicurezza economica e di partecipazione politica. Ciò aiuta a far accettare come nonviolenza l’uso di una violenza radicale da parte dello Stato e della finanza attraverso leggi e misure economiche, ed educa a sentire come invece violenza ogni denuncia dell’uso del potere politico e istituzionale come violento e antisociale e incostituzionale.
Il probabile obiettivo generale di questa strategia di riformattazione è di fare accettare la sostituzione dell’attuale economia dei consumi ad alto impatto ambientale (veicoli, carburanti) spinti dall’edonismo e dall’ambizione, con una economia a basso impatto, sostenibile, in cui il PIL sia sostenuto dal consumismo di farmaci spinto dalla paura della morte e dagli allarmi sanitari. E insieme una nuovo modello costituzionale basato sulle concessioni del potere costituito, senza garanzie e senza diritti definiti.
L’uomo nuovo della società globale aziendalizzata, o nuovo ordine mondiale, è quindi sostanzialmente e semplicemente un cretino.
05.12.21 Marco Della Luna