IL PREZZO DI ADAMO

IL PREZZO DI ADAMO

(quando si parla di mercificazione degli uomini…)

E Javeh vide che tutto quanto aveva creato

era buono e aveva un valore, e disse ad Adamo:

«Da’ un nome a tutte le cose»;

 e poi disse al mercato:

«Da’ un prezzo anche ad Adamo.

E il prezzo prevarrà sul nome

perché su di esso lucrerete l’interesse.»

E così fu.



L’ideale per il potere capitalistico finanziario è non una società, ma una massa babelica di debitori-competitori, in cui ciascuno lotta per pagare al capitale finanziario le proprie scadenze debitorie sottraendo risorse al prossimo e senza mai poter estinguere il proprio debito capitale.


L’ideologia genocida nazista e quella liberista di mercato derivano ambedue dalla teoria darwinista, scientificamente confutata, della selezione automatica del migliore attraverso la competizione. Il nazismo nacque infatti come darwinismo etnico e sociale in ambito anglosassone: Galton, Spencer, Stoddard…

Iniquità e ingiustizia generano le tensioni e i potenziali che tengono unita e attiva la società; le leggi e i tribunali servono a regolare queste dinamiche preservando l’ingiustizia e l’iniquità.

L’oligarchia finanziaria, tra gli anni ‘20 e gli anni ‘80 del secolo scorso, ha distribuito quote di ricchezza nazionale in forma di reddito, welfare e servizi pubblici, alle classi popolari al fine di dissolvere in esse, attraverso il consumismo edonista, la coscienza di classe e la capacità combattiva, nonché di indebitare strutturalmente verso di sé il settore pubblico e il settore privato. Negli anni ‘90 del secolo scorso, avendo raggiunto questi due scopi, ha iniziato a riprendersi quella ricchezza tagliando welfare, servizi e salari, e assoldando i leaders di sinistra per la loro copertura politica e morale. È così che quei signori sono divenuti liberali convinti.



Dalla sequenza di crisi economiche e sociali pianificate non si può uscire, se non a tratti e illusoriamente, perché il potere monetario e creditizio è centralizzato, privatizzato, e da esso dipende ogni attività politica e che comunque richieda grosse somme. Puoi votare come vuoi, niente cambia. Bisognerebbe che fosse schiacciata la testa del serpente.

Molti commentatori dichiarano che fu un errore introdurre una moneta unica, l’Euro, senza dietro un potere politico unitario, come c’è negli Stati Uniti. Fu invece intenzionale: il potere politico unitario c’era già ed era nelle mani dei banchieri centrali, i quali però non volevano apparire, così da potere agire più liberamente ed evitare il rischio di dover pagare il fio. Perciò strutturarono l’Euro in modo da produrre gli effetti socioeconomici (devastanti) di medio lungo termine da loro desiderati, ma senza metterci la faccia, senza assumersi le responsabilità politiche, e facendo apparire che tutto fosse opera del mercato e dei politici, mentre era la loro strategia. La più comoda, e insieme perniciosa, forma di governo non è la tirannia, perché il tiranno si assume la responsabilità politica davanti a tutti sicché  deve moderarsi nel nuocere onde prevenire le rivolte, ma è questa autocrazia occulta, che fa ciò che vuole a spese dei popoli nascondendosi dietro governi e parlamenti burattini, remunerati per prendersi la responsabilità sue – salvo imporre qualcuno di loro (Papademos, Monti, Draghi) quando i burattini non ce la fanno più oppure alzano la testa.



Per trenta anni il mondo anglo-americano, e in parte anche noi, ci siamo deindustrializzati lavorando con la testa dentro un computer i cui componenti essenziali sono fabbricati a Taiwan e costruendo un’economia di carta, perché convinti di poter con essa comperare all’infinito materie prime e prodotti dal resto del mondo. Siccome la pacchia del comprare con carta finisce oggi, quando il resto del mondo incomincia a rifiutarla, dobbiamo rimetterci a produrre le cose, sennonché nel frattempo abbiamo perso le professionalità, le artigianalità necessarie e persino la capacità di insegnarle con valide scuole tecniche, che abbiamo smantellato.

In questo quadro, la contrapposizione di interessi tra l’Unione Europea e i paesi che la comandano da una parte, rispetto all’Italia dall’altra, ha operato e opera in tutti i campi, cominciando con la politica agricola comune che ha distrutto l’agricoltura italiana, e continuando con le regole di bilancio, l’euro, l’immigrazione, le politiche energetiche, le sanzioni alla Russia. Se facciamo un consuntivo della partecipazione dall’Italia all’Unione Europea, il risultato è così rovinoso che la scelta di proseguire appare un tradimento oppure il frutto di un ricatto innominabile. L’Unione Europea è stata costruita come strumento di sopraffazione da parte di Francia e Germania, mentre veniva fatta accettare a noi attraverso una narrazione di solidarietà, cioè l’esatto opposto della realtà. Tutta la classe politica, compresi i presidenti della Repubblica, è corresponsabile. Ci hanno ingannati per cinquanta anni. Tutto l’europeismo è costruito sull’ipocrisia di nascondere la contrapposizione oggettiva di interessi tra paesi dominanti e paesi secondari dentro l’Unione Europea.

Al contrasto con l’UE, si aggiunge il contrasto di interessi con gli USA.
Mediante le sanzioni contro la Russia e il sabotaggio del gasdotto Nordstream, Washington ha contenuto il calo della domanda di dollari per il commercio internazionale a spese della domanda di euro, che è calata nello scorso luglio da circa il 38 a circa il 23%. L’Euro sta perdendo la sua funzione di moneta internazionale, quindi c’è speranza che tolga il disturbo. Al contempo, sempre con le sanzioni, Washington obbliga gli europei a comprare il suo gas a prezzi multipli di quelli che pagava per quello russo. Ne risulta un vantaggio sui costi per le imprese americane e una fuga di capitali e imprese dall’Europa agli USA.

La politica estera, a braccetto con la guerra e l’esportazione della democrazia, gira sempre intorno all’imposizione monetaria e al signoraggio monetario internazionale (costringere i fornitori stranieri a dare beni in cambio di carta, sotto minaccia di interventi militari finanziati con i proventi di tale costrizione): i due fattori che hanno mosso la politica atlantica del secondo dopoguerra.

01.09.23 Marco Della Luna

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