QUESTA NON E’ UNA CRISI ECONOMICA

Questa non è una crisi economica. Spiegata la fretta di Renzi sull’Italicum.

Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza, sicurezza e assenza di resistenza con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivare e a ciò con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti, la deregulation, la globalisation, la competizione via deflazione salariale). E’ l’ingegneria sociale della decrescita infelice che descrivevo, cinque anni fa, nel saggio Oligarchia per popoli superflui.

Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono. Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di quelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Senza garanzie costituzionali. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo visti i danni che facevano, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in borsa coi soldi dei risparmiatori.

Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili. E’ stato introdotto come strumento per creare una certa situazione. Anche il Quantitative Easing si sapeva che non avrebbe rilanciato l’economia reale né livellato gli spread.

Tutto questo non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; non mira banalmente al profitto economico, il quale ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono. Mira all’ottimizzazione tecnologica e giuridica del dominio sociale.

Non è una crisi, e soprattutto non è una crisi economica, signori economisti; sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo, improduttivo. Infatti non vi danno retta, coloro che prendono le decisioni.

Non è qualcosa di accidentale, non stanno cercando di uscirne: è un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui nessuna forza politica o morale può opporsi efficacemente, dati i rapporti di forza; e l’unica speranza sta nella possibilità che esso sfugga di mano ai suoi strateghi e ingegneri, per la sua stessa complessità e dinamicità.

La fascistoide riforma costituzionale ed elettorale di Renzi – diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le detta Francoforte, nell’interesse di padroni stranieri, e che da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su suo mandato – è un tassello italiano di questa strategia zootecnica, disegnato per consentire la gestione dell’intero paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale, il Primo Ministro, che assommerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui la detta riforma “deve” venire attuata, sono verosimilmente in relazione al tempo per cui si calcola che la situazione italiana possa reggere, prima che vengano  meno le condizioni esterne molto favorevoli oggi presenti, prima che arrivino pesanti scadenze finanziarie (perdite su contratti derivati sul debito pubblico per centinaia di miliardi), prima che si dissolva l’impressione popolare di incipiente ripresa e che si renda necessario imporre nuovi e impopolare i sacrifici.

Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali e si calcola di poterle reprimere e contenere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario, a un governo “forte”, autocratico. Renzi non è un dittatore, è solo un esecutore teleguidato, di modestissime capacità proprie, costruito col marketing. Ma sta preparando il posto di comando per il dittatore che verrà dopo di lui. Ecco il perché della fiducia posta dal governo sull’Italicum, una riforma elettorale che andrà in vigore nel 2016, sicché non ci dovrebbe essere fretta ad approvarla; ma in realtà c’è molta fretta, perché proprio nel 2016 finirà il quantitative easing assieme agli effetti benefici della svalutazione dell’euro, e allora il quadro potrebbe saltare, bisogna avere tutto pronto. Renzi, se vuole continuare a ricevere l’appoggio su cui è costruito, deve rispettare i tempi di marcia dettatigli da chi lo ha fatto.

Ma per rispettare questi tempi, e a conferma del fatto che il suo governo come i precedenti rappresenta l’alleanza (asimmetrica) tra gli interessi della casta  italiana e quelli del padrone straniero, il governo Renzi ha bisogno di mantenere l’appoggio degli interessi parassitari legati alla politica e necessari onde ottenere i voti in parlamento sulle riforme, il che spiega perché non ha toccato i centri di spreco e ruberie come le famose società partecipate né ha proceduto alla spending review, quantunque queste siano urgenze vere. Se l’avesse fatto, la sua maggioranza si sarebbe squagliata subito. Invece il 29 e 30 aprile ben due terzi dai suoi apparenti oppositori interni gli hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Funziona sempre, questa irresistibile attrazione delle poltrone che galleggiano sulle spalle del Paese che affonda.

30.04.15 Marco Della Luna

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7 risposte a QUESTA NON E’ UNA CRISI ECONOMICA

  1. maurobolognesi scrive:

    Grazie mille a lei della lieta notizia di un suo futuro (spero prossimo) libro.
    Attendo speranzoso.
    E grazie anche del suo ultimo articolo.
    Un caro saluto

  2. enrico scrive:

    Non per Berlino ma per il Governo Americano al servizio delle Lobby ,ovviamente anche quelle tedesche (tanto queste non hanno nazionalita’) .Non solo Noi Italiani siamo stupidi ,lo sono anche il popolo tedesco Che si troverà costretto dal suo Governo venduto , a vedere ripetere gli stessi errori fatti con hitler fantoccio nelle mani delle Multinazionali Americane e pagando a caro prezzo il “Popolo ” senza alcuna compassione , tanto Loro erano i Cattivi, Ben gli stava.

  3. ahfesa scrive:

    Questo giorno verrà a tempo debito ricordato come la data che segna la fine democrazia (già per altro molto traballante) nel nostro paese.
    Oramai é solo questione di tempo e già spogliati dei nostri diritti economici, oggi privati di quelli politici, ci verrnno anche tolti anche i diritti civili. E naturalmente, passo successivo ed inevitabile, anche quelli umani.

    Ma ben ci sta. Difatti se il livello culturale della nostra gioventù, che volenti o nolenti rappresenta il nostro futuro, é quello esternato dai giovani leoni coinvolti a vario titolo nelle prodezze del 1° maggio a Milano temo che non ci sia proprio più niente da fare. E qui non biasimo gli idoti pseudo-rinciviliti assurti alle cronache, ma purtroppo quelli che dovendo educarli, hanno permesso si riducessero in quello stato.

    Ma la natura seguirà il suo corso e dalle costose spacconate, passermo alle scelte demenziali e di fallimento in fallimento (ma gabellato sempre come grande vitttoria, come appunto quel tale impero per cui paghiamo ancora le tasse sulla benzia da 79 anni) arriveremo alla resa dei conti che sarà poi la catastrofe definitiva da cui come i nostri nonni a prezzo della vita e di duri sacrifici risorgeremo, e finlmente ci renderemo conto dell`abisso in quale NON ci hanno cacciato, ma abbiamo accettato scientemente di farci mettere.

    Alcuni (forse per demenza senile come il dr. Pansa) si illudono che il taciturno ed astuto notabile siciliano che ci hanno nominato come presidente faccia il minimo passo per almeno arginare il fenomeno : io non ci credo. Anzi penso che questa fiema sia stata una delle condizioni dirimenti per la nomina del nostro silente capo in tesa.

    Che bello nei tempi andati avevamo il Labbrone e Re Sciaboletta. Adesso abbiamo l`Istrione e la riedizione moderna del savoia, muto, dignitoso, risevato, che tutto vede e tutto firma. Solo che però come ho già detto Labbrone e Sciaboletta lavoravano in proprio quelli di adesso hanno cominciato da subito a lavorare solo per Berlino. Cio`è siamo a già Salò senza passare per la marcia su Roma.

  4. ahfesa scrive:

    Due parole sui fatti odierni a Milano di cui ho avuto qualche conoscenza diretta.

    Non é OT ma quanto successo si inquadra perfettamente nel « nuovo » stile di governo.
    L`inaugurazione dell ? Expo é stata come previsto pacchianamente faraonica (sia pure con coreografia forzatamente – per fortuna – ridotta e semplificata) con gran battage mediatico ed annunci oramai da regime totalitario, quale quello dei 200 mila visitatori alle 11 di mattina (apertura alle 10, con molti padiglioni che hanno aperto nel pomeriggio e curiosamente treni – verificato di persona – con afflusso da comune giorno lavorativo. Ed anche le immagini sono state piuttosto reticenti, concentrandosi sugli strani edifici e sui « vip », stranamente non inquadrando la turba dei 200 mila osannanti. Ma tutto può esssere.
    Il nostro Nuovo Presidente da astuto notabile siciliano é stato a casa sua e non certo per modestia, ma solo per prudentissima malfidenza verso le roboanti e sfrontate iperboli del suo primo ministro.
    Ed i « vip » erano i soliti nostrani padreterni del « nuovo regime » a cominciare dal decrepito Napolitano e dello spettacolo/ sottobosco governativo. Niente capi di stato o colleghi stranieri dello sgargiante Renzi, niente ambasciatori. Neppure un salutino dalla sig.ra Merkel e dal sig,. Obama. Solo il papa da buon gesuita ha ammonito a non mangiar troppo quando tanti (e pure in Italia) digiunano. E – mi dicono – neppure tutti i rappresentanti diplomatici accreditati a Milano dei paesi presenti sono intervenuti.
    Quindi come previsto molto fumo (mediatico) e poco arrosto. Ma naturalmente é presto per dare giudizi.

    In compenso il compianto Don Liborio Romano (questurino, delatore, falso patriota, reazionario ministro borbonico prontamente passato ai Savoia) fà sempre scuola. Difatti al dunque anche la viltà di stato é sempre quella. Ovvero perfettamente noto alle miriadi di polizie di cui gode il nostro « libero » paese che a Milano sarebbero giunti i soliti « pacifici » manifestanti, ben farciti di armi improprie e divertenti ritrovati per la guerriglia urbana, si sono limitati ai soliti controlli di facciata, lasciando poi sfogare la violenza organizzata dei facinorosi sui beni dei soliti cittadini inermi. Stavolta le polizie sono state più furbe inquadrando i manifestanti e lasciandoli sfasciare ovviamente lontani dai potenti e dai loro palazzi e beni, oppure molto ha aiutato la topografia di Milano incomparabilmente più favorevole di quella di Genova. Per fortuna evitando il contatto diretto dato il largo spazio di via Carducci e Boccaccio si sono evitati feriti salvo pochi e non gravi. Dunque come comandato assolutamente niente é successo all`Expo (dove era logico manifestassero – pacificamente magari – gli antiexpo appunto) e naturalmete niente succederà alla Scala e durante le successive favolose feste che i « vip » certamente godranno a nostre spese. Eh sì perchè i c.d. Black bloc sapevano benissimo che se avessero manifestato dove era logico dovessero andare e contro i veri « cattivi » si sarebbero trovati davanti gente specializzata e con mano libera e pesante. Quindi meglio sfondar vetrine a caso ed incendiare auto in sosta, anche beneficiando di una benigna attenzione da parte delle polizie che per altro – almeno a quanto diffuso – hanno fatto meno arresti dei feriti che hanno avuto. Salvo poi vendicarsi dopo a mente fredda e certamente con più stile ed astuzia della Diaz. . Ma questa é un`altra storia, che però é perfettamente in stile con le nuove politiche renziane.
    E quindi tutti i salmi finiascono in gloria. Il popolo bue senza potere ripara a sue spese i danni ed i capi, sempre a spese del popolo bue festeggiano e si lodano reciprocamente per il grande successo a cominciare dai 200 mila di oggi.

  5. ahfesa scrive:

    Caro avvocato ed oppressi ma stimati lettori,

    quanto rappresentato mi pare sempre più evidente. Difatti io modestamente da tempo affermo che il popolo italiano ha due fondamentali problemi che in passato l`hanno reso indigente ed adesso lo stanno rovinando definitivamente. Il primo é comportamentale essendo noi da secoli infidi servi inclini alla furbizia suicida, alla delazione, all`invidia, all`accidia ed all`ignavia il tutto finalizzato all`illusione di poter vivere senza lavorare, esser ricchi senza sacrifici ed approfittando degli altri, esser liberi con le armi altrui e naturalmente far la guerra – ovviamente vincendola – ma senza morti né danni. E non solo anche riuscire a menar vanto e spudoratamente trarre ulteriore profitto da questi brutti difetti. Esempio preclaro di cotali attitudini é la pertinace convinzione gabellata al popolo bue ,e dallo stesso in gran parte creduta, che basti il « made in Italiy di lusso e di nicchia » per mantenere il paese, il predetto popolo bue e naturalmente le miriadi di indigenti che sempre più rapaci e prepotenti accorrono. Come dire che poco importa se l`agricoltura nazionale é stata distrutta, se l`agro alimentare é stato svenduto ai francesi, se la grande distribuzione é diventata un monopolio straniero, poichè in cambio basta il sig. Farinetti che con 4 negozi in Giappone, Fifth Avenue, Dubai e Istanbul riesce a vendere il gorgonzola da 50 centesimi (magari fatto da manodopera indiana col latte olandese marcato italiano) a 20 dollari all`etto.
    Il secondo problema invece ci trascende in quanto é geopolitico, poichè – per farla breve – per molteplici ed ineluttabili ragioni – la cortina di ferro é risorta, solo che da est ad ovest si é spostata da nord a sud e noi questa volta siamo dalla parte sbagliata. Esattamante come i tedeschi della DDR (oggi tanto prepotenti) che allora qualunque fosse il ciclo economico, chiunque li governasse direttamente, facevano la fame dovevano poi alla fine leccare gli stivali dei sovietici e non solo, pure dirsi contenti e chiedere a gran voce di farlo ancora.

    Dir che Renzi é come Mussolini é fargli un gran complimento. Difatti il duce almeno lavorava in propro credendo di far il bene suo, di re sciaboletta, dei suoi amici e pure quello dell`Italia. Invece l`istrione da fiera di paese che ci troviamo per primo ministro é ben conscio di lavorare nell`esclusivo interesse dei padroni di Berlino e di Bruxelles, di essere una loro creatura, e si contenta come tutti i Quisling dei favori elargiti dai capi stranieri anche se sa benissimo che sono sempre a spese degli italiani che lui dovrebbe difendere. E come tutti i collaborazionisti delatori per profitto é in costante difetto e sospetto. Per questo é zelante esecutore delle disposizioni liberticide imposte, poichè in caso di fallimento o complicazioni i duci di Berlino e Bruxelles resterebbero sempre tali, mentre lui non solo scomparirebbe, ma sarebbe anche abbandonato alla vendetta di chi ha concusso. Ma i capi di Berlino non sono sciocchi e sanno che a persone vili e mediocri (come devono necessariamente essere i collaborazionisti contro il proprio paese) bisogna assegnare incarichi facili. E Renzi ha buon gioco perchè oramai il parlamento é diventato un lupanare « un ricovero dei manipoli del vincitore » popolato da soggetti che sanno benissimo di non contare nulla se non per votare qualunque cosa il governo esiga, in cambio di tutta una serie di assurdi privilegi. E sanno pure che se espulsi dal lupanare per mancata acquiescenza, o per mancata rielezione senza indennizzo e protezione, sono condannati alla povertà ed alla morte civile.
    La legge elettorale proposta é la brutta copia della legge Acerbo, come le « riforme » sono sempre la riedizione in brutta copia delle storture costituzionali che Mussolini pose in atto dal 1925 per esplicitare la dittatura. Anche un cretino capisce che l`abolizione di fatto del senato é unicamente funzionale ad evitare un doppio esame delle leggi ed un differente sistema di elezione che potrebbero essere assai imbarazzanti per un governo autocratico. Illudersi che questo meccanismo possa essere fermato da soggetti facenti oggi parte delle istituzioni é pura illusione. Ed il popolo bue obnubilato da 20 anni di diseducazione berlusconiana non farà nulla, anzi batterà le mani. E sancirà la propria rovina.

    Ma non tutto é perduto. Bismarck basava la sua opera su due semplici assunti : perseguire il possibile e non il desiderabile ; prima di esaminare il dire di un interlocutore occorre conoscerlo perfettamente e sapere il suo peso ed il peso delle istituzioni che rappresenta. E fin qui i capi di Berlino seguono perfettamente i dettami del Maestro che li fece grandi in passato. Ma Churchill ci dice anche : » Ma i governi ed i popoli non sempre decidono secondo ragione. Talvolta essi adottano decisioni pazzesche, oppure un gruppo di persone che detiene il potere costringe tutti gli altri ad obbedire e a collaborare alle sue pazzie. » Ovvero non basta operare in base a realismo e conoscenza, ma bisogna anche tener conto delle azioni assolutamente irrazionali dell`interlocutore. Non solo : più la decisone adottata é « pazzesca » più é imprevedibile (dato che si suppone sempre che l`interlocutore sia persona capace e di buon senno spece se occupa alti incarichi). E le azioni imprevedibili danno a chi le pratica un vantaggio iniziale cospicuo, ovvero la sorpresa. Vedasi il gov. Monti, imposto da un imprevedibile colpo di stato di palazzo, che ha potuto, addirittura con l`ingenuo plauso generale tranquillamente far accettare trattati coloniali capestro al paese e poi spogliare e distruggere economicamente gli ex cittadini divenuti sudditi. E ciò poichè, data la fama del professore, pochissimi immaginavano che si sarebbe prestato per lucro personale ad un simile gioco.
    Ora le scelte strategiche di Berlino e Bruxelles (e loro alleati) al momento sono per loro vantaggiose, semplicemente scaricando i costi ed i problemi sui paesi sudditi. Ma cotali vantaggi non risolvono e non creano ricchezza, ma anzi la sprecano travasandola da poveri a ricchi perdendone una grossa parte nella traslazione forzosa. Vedasi per esempio il fatto che le sbandierate « libertà intangibili » della EU sono in realtà delle illusioni. E la cosa diventa sempre più evidente poichè eccezione fatta per i padroni ed i loro stretti alleati tutti gli altri più la UE avanza più fanno la fame e perdono beni e diritti in cambio di niente.
    E tutto questo montante autoritarismo predatorio, gli inevitabili fallimenti conseguenti, le sempre più pericolose frizioni con i danneggiati esterni, renderà sempre più irrazionale, costoso ed oppressivo il colossale carrozzone fino a causarne il disfacimento. Ma naturalmente come detto altrove ci vorrà tempo (ma non tantissimo credo) ed i contraccolpi purtroppo saranno molto duri.

    PS. Oggi apre l`Expo. Dio non voglia che sia come quel tal « Impero » anche lui conquistato a prezzo esorbitante giusto 79 anni fa dall`Uomo Della Provvidenza allora in auge e per il quale – benchè defunto da 74 anni – continuiamo a pagare ancora oggi le accise sulla benzina. Alla faccia della « modernità » e della « serietà fiscale »

  6. admin scrive:

    A MAURO: grazie; nuovo libro pronto, ma editore in difficoltà.

  7. maurobolognesi scrive:

    Grazie dott Della Luna. Ancora un’analisi molto interessante (e desolante) della realtà italiana e internazionale. In questi ultimi giorni i suoi articoli sono molto importanti per capire cosa sta accadendo dietro le quinte. A quando una sua futura pubblicazione?
    Le sue intuizioni presenti nel volume “Oligarchia per popoli superflui” erano terribilmente azzeccate.
    A quando un suo nuovo libro?
    Ancora grazie

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