CREAZIONE DI MONETA SCRITTURALE: COME CONTABILIZZARLA

Questa è una possibile forma di scritturazione della creazione monetaria scritturale, da stampare, firmare e allegare alla pec con cui si esegue il pagamento (vedi articolo “Pagare gratis creando euro”). Ovviamente si tratta di un lavoro sperimentale e ipotetico.

Scrittura contabile di creazione di euro scritturali

Soggetto ___________________________

Partita Iva___________________________

DATI GENERALI

Esercizio giornale 2016
Esercizio bilancio 2016
Data registrazione 11/10/2016
Causale: Pagamento mutui, interessi, spese
Creatore-emittente:_____________________ data: 11/10/2016

Data di ultima modifica:_____________________

Valuta: Euro

CONTI
Conto Descrizione Dare Avere
Cassa moneta scritturale 100.000
Ricavi da creazione di moneta scritturale 100.000

CONTI

Saldo mutuo banca X 40.000
Commiss., interessi, spese bancarie 60.000
Cassa moneta scritturale 100.000

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6 risposte a CREAZIONE DI MONETA SCRITTURALE: COME CONTABILIZZARLA

  1. Luciano scrive:

    Ha ragione l’autore Marco Della Luna. Faccio un mio esempio pratico, a prova di cretino, quindi quasi comprensibile perfino ad un impiegato di banca, detto ragioniere. Io ho abbasso un mutuo in euro, nel 2011. La banca, verificata la mia capacità di estinguere il mutuo, mi ha erogato 100.000 euro. Ha creato moneta strutturale, ed ha coperto l’amanco con una nota di credito, di 130000 euro. La banca ha inventato moneta per 100.000 euro, mi ha addebitato 130.000 euro coi quali ha sanato il debito, ed ha trattenuto un compenso di 30.000 euro quale compenso. Non siamo andati in Europa a chiedere il mutuo, non sono state vendute case o barche, o gioielli ed oro, ma semplicemente, la banca ha inventato ed inverato la moneta. Fine

  2. zanellato.lorenzo scrive:

    REPLICA AD AHFESA NUMERO 2
    La banca non crea moneta. La banca concede un credito.
    POI, quando qualcuno ha staccato un assegno su un conto creditore, e l’assegno viene depositato su un conto creditore, SOLO ALLORA registra il deposito, e SOLO ALLORA il maniaco degli aggregati monetari registra nuova moneta (e la banca deve versare la relativa riserva).
    Ergo, la banca registra BENISSIMO la nuova moneta. CON IL DEPOSITO.

    Il resto sono le solite INESATTEZZE: “« Cassa Moneta Scritturale » per avere il componente positivo di reddito « Ricavi da creazione… »”.
    Come dirette Fantozzi: “una boiata pazzesca”.
    La banca ha ricavi ***da interessi***, NON da creazione di moneta.
    In Inghilterra, la banca addebita direttamente il conto debitore e accredita subito un conto creditore, e il prenditore (sul primo conto) stacca gli assegni a valere sul secondo.

    Anche in questo caso, la moneta nasce solo per chi vuole vedere gli aggregati monetari, ma la banca ha solo convertito un debito di un cliente in un suo credito: “dare prestito, avere conto corrente”.
    NON CI SONO RICAVI DI SORTA (se non per la differenza interessi, giustificata, fra le altre cose, dal rischio, ovvero dalla necessità di distribuire “mutualisticamente” — tramite interessi in eccesso — gli importi presi dagli insolventi, e non restituiti, fra tutti i prenditori della medesima fascia di rischio.

    Ho provato a seguire il ragionamento contabile. CHE NON FUNZIONA (ovviamente).
    Ma mi è parso di capire — dopo un po’… — che l’esimio folle parta dall’ipotesi che la moneta scritturale se la crei il cliente, non la crei la banca.

    Tutto torna, sembra.
    E’ SOLO IMPOSSIBILE: ognuno si stampa la sua moneta, senza che poi ne derivi un suo debito.

    A1.

    Seguo il discorso folle (avendo ora chiaro che il cliente si crea la moneta da solo; state tranquilli, anche nel caso opposto, non funziona nulla ugualmente):

    – “Dare Cassa Moneta Scritturale (moneta virtuale, in cassa non c’è nulla), avere Ricavi da creazione”: contabilità di cliente.
    Ci siamo inventati una registrazione contabile — e un ricavo — che non esistono (tanto è vero che non esiste neanche la cassa); soprattutto, abbiamo creato moneta (e tutti possono farlo: fantastico!!).

    – “Dare banca X c/c, avere Cassa Moneta Scritturale”: scrivo nella mia contabilità di cliente che chiedo alla banca di accreditrami la moneta finta che ho creato; vado in banca, e chiedo “accreditami”; in cambio — invece di contanti — ti do la mia cassa vuota.
    La banca dice sì

    La banca, a fronte di cliente che scrive “Dare banca X c/c, avere Cassa Moneta Scritturale”, deve scrivere: “Dare Cassa Moneta Scritturale (la sua), avere c/c cliente”, ovvero mette in cassa i soldi del Monopoli, e li **accredita** al cliente un conto deposito (creditore).
    Questo ahfesa non lo dice, …perché non sa cosa sia la contabilità.

    >>E cotale osservazione non é una formalità, ma un`evento sostanziale.

    Difatti in ogni rapporto di c/c bancario é la banca che « tiene il conto » ovvero che procede alla formazione delle scritture che inverano gli atti dispositivi del titolare, come pure presiede alla liquidazione degli interessi, spese ed alla specificazione del saldo finale di chiusura esigibile. Quindi il conto é del titolare, ma é la banca che scrive.

    L’unica cosa carina è il “cotale”…
    E’ vero che è la banca che scrive, ed il conto è del cliente, ma …la cassa della banca è vuota. E il cliente è pieno di soldi.

    >>Quindi io creo la moneta scritturale e ne chiedo l`accredito sul mio conto per poter disporne e magari estinguere le mie obbligazioni verso la banca stessa.

    Qui ho capito che fosse il cliente a crearsi da solo la moneta.
    Ma il bello è che non ci sono “obbligazioni verso la banca”: è la banca che gli deve denaro buono, per il suo denaro finto.

    >>Fatto questo dunque disgiunto dalla creazione di moneta. Difatti specularmente la banca delibera il mutuo e forma il relativo contratto, quindi mi mette a disposizione la moneta che crea o (per esempio non esaustivo) emttendo dei circolari o accreditando appunto il saldo sul mio c/c.

    Qui ahfesa si contraddice: fa creare la moneta alla banca.

    NON TORNA NULLA.

    B.
    Seguo ora il discorso contabile del folle (con la banca che crea il denaro):

    – “Dare Cassa Moneta Scritturale (moneta virtuale, in cassa non c’è nulla), avere Ricavi da creazione”.
    Ci siamo inventati una registrazione contabile — e un ricavo — che non esistono (tanto è vero che non esiste neanche la cassa), ma fin qui, follia logica a parte, contabilmente va bene;

    – “Dare banca X c/c, avere Cassa Moneta Scritturale”.
    Qui non va bene: “banca X c/c” non si sa cosa voglia dire; se vuol dire “dare Conto prenditore” (ovvero il conto attivo su cui poi il prenditore pagherà interessi), rimaniamo con la scittura netta: “dare Conto prenditore, Ricavi da creazione”, ovvero — senza rompere le scatole alla cassa, avremmo potuto dichiarare: “iscrivo un debito a un cliente, e me lo metto tutto a ricavo” (ovvero, non gli prendo solo gli interessi, ma tutto il capitale).

    [ Se invece vuol dire: “dare banca, avere conto corrente cliente”, finalmente il cliente ha il prestito da spendere, ma il “dare banca” o non significa nulla (e in contabilità non va bene…), oppure che la banca si ritrova o con un costo, o con meno capitale (che è proprio l’opposto di avere Ricavi da creazione). Scarto questa ipotesi, perché si tornerebbe alla contabilità attuale, e immagino che il folle i Ricavi da creazione li voglia tenere. Altrimenti ci siamo solo presi in giro. ]

    >>Successivamente utilizzerò il costituito saldo del mio c/c per estinguere il mutuo in c/ capitale, interessi ed accessori.

    [ Nella prima ipotesi, unica diversa dalla contabilità attuale, che mantiene i Ricavi da creazione, ] questo vuol dire che il cliente:
    – INTANTO con quel debito NON CI FA NULLA: il suo conto NON è stato addebitato per un assegno che lui ha staccato per comprare qualcosa (es. macchinari e materie prime per la sua azienda, e stipendi dei dipendenti), MA è stato adedebitato **e basta**: …l’abbiamo inculato già sui blocchi di partenza;
    – Poi, deve trovare risorse sue per arivare a ripianare il conto, con gli interessi.
    NON è un caso che l’esimio ahfesa estensore del testo non riporti la contabilità che segue, …perché non c’è: “AL CLIENTE NON ABBIAMO PRESTATO UNA BEATA MINCHIA” (Cetto La Qualunque).

    >>E cotale osservazione non é una formalità, ma un`evento sostanziale. Difatti in ogni rapporto di c/c bancario é la banca che « tiene il conto » ovvero che procede alla formazione delle scritture che inverano gli atti dispositivi del titolare, come pure presiede alla liquidazione degli interessi, spese ed alla specificazione del saldo finale di chiusura esigibile. Quindi il conto é del titolare, ma é la banca che scrive.

    L’unica cosa carina è il “cotale”…
    E’ vero che è la banca che scrive, ed il conto è del cliente, ma la frase è vuota …senza soldi (per il cliente).

    >>Quindi io creo la moneta scritturale e ne chiedo l`accredito sul mio conto per poter disporne e magari estinguere le mie obbligazioni verso la banca stessa.

    Frase con soggetti …incerti (in realtà, questa frase parla del cliente che si crea la moneta, ma l’abbiamo già discussa sopra):
    – Quindi io creo la moneta scritturale… [**la banca**, immagino];
    – …e ne chiedo l`accredito sul mio conto [**il cliente**, immagino, che però viene comunque addebitato, se prenditore; e — se siamo inglesi — per essere accreditato ci deve essere l’apposita scrittura, che non si è vista];
    – …per poter disporne e magari estinguere le mie obbligazioni verso la banca stessa [sempre **il cliente**: che ne dispone sia su conto debitore italiano, sia su conto creditore inglese, con conto debitore in contropartita; MA TUTTE LE RELATIVE SCRITTURE NON CI SONO].

    >>Fatto questo dunque disgiunto dalla creazione di moneta. Difatti specularmente la banca delibera il mutuo e forma il relativo contratto, quindi mi mette a disposizione la moneta che crea o (per esempio non esaustivo) emettendo dei circolari o accreditando appunto il saldo sul mio c/c.

    COME CAZZO MI METTE A DISPOSIZIONE LA MONETA? Mi accredita ADDEBITANDO CHI / COSA? Deve addebitare per accreditare.
    [ Il genio italiano che ha inventato la partita doppia — Luca Pacioli, o suo predecessore — l’ha costruita in modo che non si possano raccontare palle (che poi le raccontano ugualmente, ma non così palle). ]
    Chi / cosa vogliamo addebitare?
    – Il cliente no: è già stato addebitato;
    – La banca, quindi; e allora le togliamo i Ricavi da creazione, oppure un pari costo, oppure una pari diminuzione di capitale (il che è lo stesso). E si torna da capo.

    >>Ed io con fatto disgiunto e successivo uso questa provvista per pagare il venditore dell`immobile che voglio acquisire.

    Bravissimo.
    Peccato che provvista sia venuta dallo spirito santo dei folli.

    A2.
    Riprendo il discorso del ciente che si crea la moneta.

    >>Come ho detto la questione non é un ozioso gioco ragioneristico, ma ha importanti implicazioni.
    Difatti potrebbe darsi che la banca rifiuti di accreditare la mia moneta scritturale sul c/c da lei tenuto, rendendomi quindi impossibile l`utilizzo.

    INFATTI E’ COSI’: la banca non può stare dietro ai folli; chiama il 118.

    >>Allora la novità é la seguente :
    Io debitore dunque non dico più alla banca estingui il mutuo e pagati gli interessi e le spese con la mia moneta scritturale, dove la banca già mi trova inadempiente al contratto originario, con indubbio suo vantaggio processuale.

    ILLOGICO: si mescola il cliente che vuole l’accredito con il cliente che ha preso il mutuo.
    Se si intende la supercazzola del cliente che prima prende il mutuo e poi l’estingue con moneta fai-da-te, …beh, allora poteva direttamemte comprarsi la casa senza mutuo: non è che la gente è furba, e non accetta la moneta fai-da-te, e invece la banca e scema, e la prende…

    Se poi un giudice dice alla banca: “tu la moneta fai-da-te la devi prendere”, allora è il giudice a essere pronto per il 118…

  3. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e miriadi di stimati lettori,

    Oggi tralasciamo la “contabilità immaginaria” e parliamo di cose temo molto più serie ed oscure.

    Il Nostro Grande Leader, emulo del conterraneo Magnifico, si sta avvedendo che tutto il pasticciato e fatiscente impianto da lui creato per tirare a campare (bene per lui & sodali), contemporaneamente illudendo mungendo il popolo bue senza ristoro, sta arrivando alla fine. Come quel prestigiatore che non può più presentare I trucchi vecchi perchè già noti al pubblico e quelli nuovi non gli riescono.

    Da qui la finanziaria (non la chiamo “stabilità” perchè é tutto meno che stabile) farcita di mance e di illusioni contabili, fino al delirio onirico. Concordo perfettamente col prof. Monti (che il suo mestiere di duro e ben pagato esattore per conto terzi sa fare benissimo) quando dice che un governo non può reggersi su elargizioni occasionali. Difatti questo non é che il `populismo” (quello vero) tanto aborrito a Berlino e Bruxelles.
    Un piccolo esempio di schizofrenia fiscale (e se il seriosissimo e severo prof. Padoan ci mette la faccia temo si sia alla frutta) é il condono sul “contante nelle cassette di sicurezza” al 35% secco. Ora la cosa é demenziale non tanto per le pleonastiche eccezioni morali sulla regalia o meno ai contribuenti per far cassa subito, quanto sulla planare constatazione che ahimé di gente normale ed esercente attività legale, che ha I milioni in contanti nascosti nei penetrali delle banche, temo ne sia restata pochissima e pure quella sia così ben ammanicata da non necessitare condoni. E ciò sia per la crisi imperante che fà ridurre I risparmi lungi dall`accrescerli e sia perchè la gente onesta che ha da perdere in proprio e si suda I soldi delle banche non si fida più. Quindi I propri averi, spece se ignoti al fisco, se li tiene oramai nascosti magari in luoghi stranissimi, che in qualche modo pensa siano sicuri, oppure li investe in beni reali e/o ristrutturazioni immobiliari sulla propria casa (non a mutuo) forse pagati in nero.
    Ma io faccio credito al dr. Renzi che non é uno stupido e che queste cose le sa benissimo. Dunque temo che il provvedimento – stante l`esigenza imprescindibile di far cassa – non sia diretto al normale contribuente, ma a quei certi personaggi che chiamano “capitale” quello che noi chiamiamo invece “refurtiva”. E quindi immaginate la cuccagna di questi emeriti signori che pagando il 35% flat si ritrovano denaro nero e spendibile solo con molte e più costose commissioni ai riciclatori, di colpo reso legalissimo ed investibile in lecite attività, che ovviamente poi ammazzano quelle della gente onesta essendo supportate da “capitali” a costo zero e pure illimitati. Ma far cassa per accontentare Berlino é bene supremo ed anche la sola ragion d`essere della fortuna del Nostro Grande Presidente. E poi, decisivo, tutti sanno che quei signori che maneggiano quel tipo di capitali hanno anche le mani molto lunghe e potenti sull`urna elettorale del popolo bue.

    Ed anche sul fronte giudiziario, visti I tempi che corrono e le prodezze dei nostri machiavellici politici, servizi ed armate, giustamente lo stato deve cautelarsi. Tutti sanno che oramai é giusrisprudenza consolidata che salvo prova contraria a carico dell`inquisito, chi si difende dai furfanti ( o forse onesti lavoratori o “risorse) che cercano di derubarlo o usargli violenza, deve risarcire degli eventuali danni I furfanti stessi. Con in più la divertente situazione che I furfanti (o le “risorse”) sono sempre per definizione poveri nullatenenti e quindi anche se trovati rei non rifondono nulla e nessuno, ma anzi il contribuente deve mantenerli in galera o ai servizi sociali, invece Il danneggiato originario se ha beni al sole (e li ha normalmente perchè altrimenti non si andrebbe da lui a rubare) urca se paga tutto e subito.
    Corroborati da cotale divertente principio gli astuti consiglieri del dr. Renzi emili dei Magnifici Banchieri e del suo Grande Ministro Angelino hanno inaugurato oggi una formidabile trovata. Ovvero nel caso di rapimento di lavoratori italiani da parte dei soliti terroristi si é deciso che la responsabilità penale e risarcitoria sia a carico della del datore di lavoro del rapito. Vedete che bello il padrone non solo va in galera soddisfacendo quindi la sete di giustizia del popolo bue, ma paga anche danni e riscatto. Un vero sollazzo per le esauste casse statali.

    Ma questi sono solo esempi. Difatti l`astuto Magnifico, sentendo odore di puzza e temendo che I suoi datori di lavoro di Berlino lo mandino per rane, si é tempestivamente rivolto all`onnisciente Mr. Obama. E lo stesso benignamente ( e per il suo evidente interesse essendo poi lui quello che ci ha consegnato in balia dei tedeschi) ha invitato il popolo bue a votar si al referendum che dovrebbe togliergli anche le ultime libertà civili e diritti politici. Già lo fece con i biechi ed ignoranti britanni, I quali però se ne infischiarono del cioccolato diversamente gustoso e tirarono diritto, ma noi siamo servi, delatori, ladri di polli, suonatori di mandolino e pecoroni irredimibili e quinti il “consiglio” può esser bene speso. E magari l`appoggio di Mr Obama ed anche quello conseguente della sig.ra Clinton che certamente gli succederà e seguirà anche meglio, potrebbe un pochino tacitare l`arroganza tedesca.

    Ma al dunque per noi popolo bue I fatti sono purtroppo molto chiari. Fino al referendum tranquilli che tutti staranno buoni e persino I più duri tassatori ghignanti prometteranno comprensione, remissione e perdono. Un giorno dopo il sì si scoprirà d`incanto lo stato di bancarotta ed allora o il dr. Renzi con la solita faccia di bronzo (per non usare un altro termine parente del cioccolato diversamente gustoso) si rimangerà tutto in battibaleno e giù legnate sui soliti, oppure arriverà un altro esattore degno allievo del prof. Monti a raddrizzarci alla greca. Ed il popolo bue dovrà pagare e tacere perchè non avrà più neppure I diritti politici ed elettorali da far valere in maniera reale.
    Ed allora davvero arriverà la fame e la carestia come per altro (ma pare che là siano tutti contenti) vi é già in Grecia, Portogallo e nelle regioni più povere della Spagna.
    Ma il popolo bue potrebbe anche essere meno pecorone e sorprendentemente votare no e far chiaramente capire che il cioccolato diversamente gustoso di Berlino e persino quello nuovo, ma sempre diversamente gustoso, della sig. Clinton non interessa. Ed allora credo non arriverebbe certo la cuccagna e nemmeno verrebbero mantenute le fantasie contabili del dr. Renzi, ma potrebbero aprirsi interssanti scenari che di sicuro ci eviterebbero di finire “salvati” come I greci, spagnoli, ciprioti e portoghesi.

    Pensateci bene perchè questo é l`utimo treno.

  4. zanellato.lorenzo scrive:

    REPLICA AD AHFESA
    Le banche “d’affari” si indebitano (leva), speculano (borsa, o peggio) e/o scommettono (derivati).
    Non c’è moneta “creata” di mezzo.

    I “fulminati dalla moneta” hanno la mania di metterla sempre in mezzo, ma …non c’è.
    Si può andare serenamente in bancarotta senza “creare” un Euro

  5. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimate miriadi di attenti lettori,

    Vedo che a parte qualche differenza sul nome dei conti nella sostanza si segue quello che a livello di « contabilità immaginaria » (lei la chiama « sperimentale » ) le ho detto io.

    Ma non sono soddisfatto. Difatti l`impianto, badi a livello contabile non giuridico dove non sono competente, presenta almeno due problemi che io stesso non so risolvere.

    Prima di tutto in ragioneria il componente di reddito é misurato da una variazione numeraria (di vario tipo) come la rilevazione della variazione numeraria stessa é sempre fatto amministrativo differente da ogni successiva trasformazione e/o utilizzo del valore numerario rilevato. In soldoni : vendo una merce ed emetto la fattura relativa. Il cliente mi paga. Metto in banca i soldi incassati. Poi li spendo per altre cose. Ogniuno di questi eventi é fatto amministrativo distinto che deve dar luogo ad una specifica rilevazione.
    Ne cosegue che quando « creo » moneta scritturale avrò in dare la variazione numeraria attiva che registro in dare del conto numerario assimilato « Cassa Moneta Scritturale » per avere il componente positivo di reddito « Ricavi da creazione… ». Ma poi la « moneta scritturale » cosi ottenuta per poterla usare la devo far accreditare sul mio c/c (e materializzarla in uno strumento di credito). E quindi avrò dare banca X c/c per avere Cassa Moneta Scritturale » Successivamente utilizzerò il costituito saldo del mio c/c per estinguere il mutuo in c/ capitale, interessi ed accessori.
    E cotale osservazione non é una formalità, ma un`evento sostanziale. Difatti in ogni rapporto di c/c bancario é la banca che « tiene il conto » ovvero che procede alla formazione delle scritture che inverano gli atti dispositivi del titolare, come pure presiede alla liquidazione degli interessi, spese ed alla specificazione del saldo finale di chiusura esigibile. Quindi il conto é del titolare, ma é la banca che scrive. Quindi io creo la moneta scritturale e ne chiedo l`accredito sul mio conto per poter disporne e magari estinguere le mie obbligazioni verso la banca stessa. Fatto questo dunque disgiunto dalla creazione di moneta. Difatti specularmente la banca delibera il mutuo e forma il relativo contratto, quindi mi mette a disposizione la moneta che crea o (per esempio non esaustivo) emttendo dei circolari o accreditando appunto il saldo sul mio c/c. Ed io con fatto disgiunto e successivo uso questa provvista per pagare il venditore dell`immobile che voglio acquisire.
    Come ho detto la questione non é un ozioso gioco ragioneristico, ma ha importanti implicazioni.

    Difatti potrebbe darsi che la banca rifiuti di accreditare la mia moneta scritturale sul c/c da lei tenuto, rendendomi quindi impossibile l`utilizzo.
    Allora la novità é la seguente :
    Io debitore dunque non dico più alla banca estingui il mutuo e pagati gli interessi e le spese con la mia moneta scritturale, dove la banca già mi trova inadempiente al contratto originario, con indubbio suo vantaggio processuale.
    Io invece dico alla banca di accrditare la mia moneta scritturale sul mio c/c, moneta che io ho creato leggittimamente in forza dell`ordinanza « Bolzano » e con la stessa provvista invito la banca a pagarsi novando poi di fatto la mia obbligazione. E dunque per tabulas io non sono più inadempiente (salvo gli oneri per il ritardo nei pagamenti) nel contratto di mutuo ed allora sì potrei eccepire in sede di esecuzione.
    Ovvero la materia del contendere si sposterebbe dal contratto di mutuo ed alla pedissequa esecuzione, al diniego da parte della banca di riconoscere la mia moneta scritturale.
    Situazione questa assai ingarbugliata per controparte almeno fintanto che non é cassata l`ordinanza Bolzano.

    Ma vi é un altro problema. Difatti é principio basilare ed intangibile della nostra vigente legislazione tributaria che ogni ricavo rilevato dallo stesso contribuente concorra (salvo tassative eccezioni) alla formazione del reddito imponibile. L`amministrazione si riserva solo la facoltà di rettificarlo (normalmente in più) restando poi di fatto al contribuente l`onere di provare l`insussitenza delle successive pretese dell`amministrazione. Come pure una volta rilevato e documentato un ricavo il contribuente non può rettificarlo (stavolta in meno ovviamente, perchè in più può far quello che vuole con divertenti implicazioni in sede fallimentare) se non concorrono precise ed anche qui tassative situazioni. Vedasi ad esempio la divertente situazione del bieco capitalista sfruttatore che é proprietario di un modesto appartamento in cui magari ha investito i risparmi di una vita e che si ritrova un inquilino insolvente e pure prepotente. In tal caso é giustamente punito dovendo pagare ogni imposta sull`affitto come se l`avesse percepito ed il tutto fino a quando un magistrato non avrà non solo accertato la morosità del conduttore, ma pure disposto lo sfratto. E naturalmente intervenuto lo stesso le imposte pagate su redditi non percepiti mica vengono compensate subito, ma mediante una complicata, lunga e nuovamente onerosa procedura. Ed ovviamente le spese che il proprietario ha dovuto sostenere per far valere le sue ragioni non sono mai deducibili fiscalmente, ancorchè documentate e magari anche (danno e beffa) liquidate da un giudice. E naturalmente non pagate dal moroso, ma pure anticipate, come quelle di giustizia, dal solito proprietario per obbligazione solidale. Aveva ragione il Compianto Nobel Fo quando ci contava che la proprietà é un furto. (salvo la sua ovviamente).
    Dico ciò poichè rilevando come componente positivo di reddito la moneta scritturale creata, il contribuente si trova a dover pagare sulla stessa le imposte egualmente sia nel caso che la banca accrditi la stessa, sia no. Ed una volta pagate le predette imposte, se risultasse in ogni maniera soccombente in qualsiasi giudizio in merito all`effettiva fruizione delle risorse create, prima di dedurre e recuperare quanto pagato dovrebbe attendere una sentenza almeno di primo grado. Ed anche in tal caso per ottenere il rimborso (o la compensazione) dovrebbe pure prestare onerosa garanzia.
    E qui dunque si evidenzia un`altra divertente ma complicata domanda : come mai la banca crea moneta a piacere e non paga imposte sul saldo tra quanto creato e quanto estinto, mentre il comune cittadino che crea in forza dell`ordinanza Bolzano, non solo vede il suo diritto contestato, ma a priori é pure imponibile come se avesse effettivamente creato valore ?

    Qualcuno potrebbe obbiettare che sia l`avvocato che io siamo diventati dei burloni perditempo disquisendo di situazioni « sperimentali » o « immaginarie »

    Ma ciò non é vero, poichè tale pratica é oramai estesa a livello governativo, nazionale ed internazionale.

    Un piccolo esempio di oggi : il Nostro Grande Presidente, il dr. Renzi Novello Magnifico ci strabilia annunciando l`ABOLIZIONE di Equitalia.
    Esattamente come quel principe, magari pure emulo del Magnifico, che preoccupato per l`eccessiva mortalità dei propri sudditi decimati dalle guerre che voule combattere per estendere i suoi domini, dalle tasse che deve imporre per finanziare le predette guerre, ed infine dalla carestia derivante da tutte e due le predette situazioni, ebbene l`Illuminato decide di abolire i funerali.

    Io umilmente al dr. Renzi ed alla sua « finanziaria elettorale » fatta di mance e di promesse insusisstenti che se non aggravano certo non cambiano la vita di nessuno, e non enreano minimamente nei gravissimo problemi che disastrano il nostro paese, rispondo citando un fatto storico.

    Si narra che Enrico Dandolo, quando non era ancora doge, ma semplice membro di minoranza del Minor Consiglio, rispettosamente, invitasse il doge in carica Sebastiano Ziani a ben meditare su certe radicali riforme costituzionali e finanziarie che lo stesso intendeva porre in essere. Il doge gli rispose che lui stesso, anche forte dell`incondizionata approvazione delle assemblee vigenti, poteva fare ed imporre qualunque legge ed anche subito e senza discussioni.
    Al che il Dandolo a voce bassisma rispose che certamente lui doge e gli altri signori potevano promulgare qualunque provvedimento a loro piacesse. Ad esempio potevano subito decidere e mutare le tariffe e le prestazioni delle prostitute autorizzate nella repubblica, potevano mutare la loro età, razza e sede, ma mai avrebbero potuto solo per legge provocare anche una sola erezione dei loro clienti, evento questo indispensabile affinchè le predette leggi avessero senso.

  6. zanellato.lorenzo scrive:

    REPLICA ALL’AVVOCATO MARCO DELLA LUNA
    Rimangono BUFALE!!…
    A) quella di registrare a cassa la moneta creata (che non mi ricordo più se è un’idea di Marco Della Luna, oppure di qualcun altro),
    B) quella di creare moneta in proprio da parte di chiunque, senza fare un altro debito
    Mi smentisca …

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