TSIPRAS BIFRONTE
TSIPRAS BIFRONTE
Eroe della liberazione greca, o subdolo agente dei banchieri europei?
Il debito pubblico greco è piccolo, circa 323 miliardi; perciò, vi dicono, non è grave se la Grecia lascia l’Euro e se esso viene svalutato o ridenominato in dracme. Questa rassicurazione è menzognera perché i titoli di questo debito, in sé piccolo, sono usati come base per una moltiplicazione finanziaria di molte volte; inoltre, vi è una grossa massa di contratti derivati, indicizzati al titolo greco; il totale potrebbe superare i 2.000 miliardi. Perciò una svalutazione di quei titoli o una loro ridenominazione in dracme avrebbe un impatto molto forte, forse catastrofico, o destabilizzante per il business finanziario globale. E tutto questo vale per il btp italiano molto più che per il debito greco, dato il rapporto quantitativo. Ho spiegato più approfonditamente queste cose nel mio recente, breve saggio Sottomissione Finanziaria, in questo blog.
Ecco spiegata una buona ragione per trattenere nell’Euro paesi che avrebbero bisogno ad uscirne. Una ragione che non viene resa nota all’opinione pubblica, ma che determina le scelte politiche dei suoi governanti, burattini del potere bancario.
Negli anni ’70, i nostri governanti ci imposero le targhe alterne, cioè ci fecero provare il disagio della privazione dell’automobile, la paura di perdere un sistema di vita basato su di essa, per indurci ad accettare forti rincari dei prezzi dei carburanti a beneficio dei petrolieri – il tutto dietro il pretesto del risparmio energetico, che non ci fu. E anche quella veniva chiamata “austerity”!
Analogamente, Tsipras forse sta usando la stessa tecnica psicopolitica per far accettare ai Greci le condizioni dei padroni-beneficiari dell’Euro: indice il plebiscito per lasciare al popolo la responsabilità della scelta se accettarle o no, ma condiziona per il sì questa scelta facendo provare alla gente la paura e il disagio della chiusura bancaria e della privazione dei soldi: se voteranno sì, la buona Europa concederà gli aiuti e tutto tornerà normale.
Normale per un po’, perché gli effetti macroeconomici e strutturali dell’Euro, cioè la divaricazione progressiva delle economie, in un anno circa riproporrebbero il problema.
Sussiste un preciso elemento indiziario che suggerisce che Tsipras in realtà stia facendo il doppio gioco al servizio dei padroni dell’Euro e della grande finanza nel senso suddetto, anziché per i Greci – un elemento che ha in comune con Vendola, con Grillo e con Iglesias, il leader del partito Podemos:
-tutti e quattro, in fondo, agiscono da neutralizzatori del dissenso (cioè lo intercettano, lo alimentano e lo dirigono lontano dai temi di fondo);
-tutti e quattro cercano di tenere nell’Euro i loro rispettivi paesi;
-tutti e quattro evitano di parlare sia della realtà indicata nel primo paragrafo di questo articolo,
-sia e soprattutto della radice ultima dei problemi monetari e finanziari, ossia del fatto
a) che usiamo una moneta-simbolo creata interamente (quasi) dalle banche con operazioni contabili di prestito-indebitamento;
b)quindi che siamo tutti (escluse le banche) impegnati nell’assurdo e matematicamente impossibile compito (detto “virtuosità”) di estinguere i debiti con denaro preso a debito (mentre, dato che per pagare si usa denaro ottenuto originariamente mediante operazioni di indebitamento, per giunta gravate da interessi composti, il totale dei debiti necessariamente aumenta sempre);
c)e soprattutto del fatto che, se si usa come moneta simboli senza costo di produzione (non convertibili in oro), dire che il denaro possa mancare, essere oggettivamente insufficiente, è privo di senso; quindi insensata è tutta la dottrina della scarsità monetaria, dell’austerità e della virtuosità di bilancio, mentre rilevante e decisivo è (soltanto) se il denaro viene speso produttivamente o improduttivamente;
d) che questo sistema è creato e imposto da una classe globale di soggetti che hanno il potere di creare a costo zero e far accettare al resto del mondo, senza produrre beni reali, moneta contabile, con cui comprano o finanziano (cioè indebitano) praticamente tutto e tutti, incluse le istituzioni e la politica, come ho spiegato nel mio recente articolo La macchina del destino;
d) e, infine, che è questa classe sociale a governare l’Occidente, incontrastata e irresponsabile.
L’Euro stesso è un sistema con cui i paesi forti (soprattutto la Germania) conquistano il ruolo di banchieri dei paesi “eurodeboli” (soprattutto l’Italia), accumulando crediti verso di loro, sottraendogli liquidità con gli interessi e l’imposizione di avanzi primari, e imponendo loro misure recessive che li indeboliscono ulteriormente nell’economia reale e nella competitività internazionale, peggiorando gradualmente il loro rapporto debito/pil. Alla fine conseguono il pieno controllo di questi paesi, così come le banche conseguono il controllo delle aziende che dipendono da esse per tirare avanti. E’ un sostituto della conquista militare dei secoli scorsi. E dei Reichskommissaren nazisti.
La BCE, con le sue misure di sostegno (acquisti massicci di debito pubblico dei paesi eurodeboli sui mercati secondari), in realtà svolge il còmpito di mascherare, compensandolo provvisoriamente, tale processo di demolizione pilotata, così da rendere possibile il suo completamento. Una BCE che, mediante tali acquisti, assicura il rifinanziamento del debito pubblico a tassi minimi a paesi con un rating da spazzatura, e che quindi sarebbe logico e sano che divenissero insolventi, è come un medico che mantiene in vita una persona mediante una macchina di supporto vitale, mentre un altro le espianta gli organi, e l’imbonitore di turno chiama questo espianto “riforme” e “risanamento” , e dice che grazie ad esse il paziente è oramai fuori pericolo e si è riguadagnato rispetto, autorevolezza e fiducia sui mercati. Cerca persino (invano), attraverso il quantitative easing, di dare l’impressione di una ripresa reale.
Non è fuori pericolo: se togliessimo all’Italia il sostegno artificiale e anti-mercato della BCE, i tassi (rectius: i rendimenti) schizzerebbero alle stelle e l’Italia tornerebbe alla Lira. Ma tornerebbe ad essa indebolita dall’azione di governi che, col pretesto del risanamento, hanno tagliato le gambe sua economia in modo strutturale (chiusure aziendali, disoccupazione, indebitamento, emigrazione dei migliori), difficilmente reversibile, portando la pressione fiscale sulle aziende al 70%, ossia a livelli tali da renderle non competitive rispetto alla concorrenza straniera. Per non parlare del differenziale dei costi energetici.
30.06.15 Marco Della Luna
P.S. Non è vero che Tsipras, Grillo e Iglesias siano personaggi ingenui che omettono di tematizzare i problemi di fondo, sopra indicati, per loro ingenuità e impreparazione – come ha scritto qualche lettore (Mario Pansera). Li conoscono benissimo. Gli sono stati spiegati. Grillo ne parlava, in parte, prima di mettersi con la Casaleggio e Associati – poi ha smesso. Iglesias e gli altri capi di Podemos sono stati informati dei detti temi di fondo da un mio conoscente, dirigente periferico di Podemos, e hanno reagito emarginandolo. Si dichiarano anti-sistema o riformatori del sistema, mentre in realtà lo stabilizzano raccogliendo il dissenso della base e canalizzandolo su critiche sensate ma non pericolose per il sistema di potere finanziario, come quelle in chiave etica, giustizialista, solidarietà; e su proposte pure sensate, ma non risolutive, come l’unione fiscale e la fine dell’austerità: il fattore decisivo non è quanto deficit pubblico si possa fare, quanto denaro si possa spendere per rilanciare l’economia, ma chi ha il potere di fare il denaro, e se un insieme di banchieri privati deve avere il potere di addebitarlo agli Stati, ai cittadini e alla imprese che lo prendono a prestito, accreditandosene il valore, senza nemmeno pagarci sopra le tasse. Invano aspetterete che Tsipras, Vendola, Grillo e Iglesias parlino di nazionalizzazione delle banche e della produzione di tutta la liquidità!