KALERGI E LA FINANZA “EBRAICA”
KALERGI E LA FINANZA “EBRAICA”
Riflessioni su
Kalergi – La Prossima Scomparsa degli Europei
di Matteo Simonetti – Nexus Edizioni, 2018
Nel suo saggio sul c.d. Piano Kalergi e sui pamphlets del conte Richard Coudenhove Kalergi (Idealismo pratico, Paneuropa), Simonetti fa risaltare bene come quest’autore, che scrive negli anni venti del secolo scorso, argomenta in modo semplicistico e senza alcuna pretesa scientifica nel descrivere e far proprio quello che pare non un piano ideato da lui, ma piuttosto un piano che egli ha creduto di riconoscere come strategia generale di lungo termine negli ambienti cosmopoliti, politici, massonici che frequentava.
Il piano – nella esposizione di Kalergi – ha alcune premesse, estremamente grossolane. Innanzitutto l’umanità occidentale si dividerebbe in due tipi di uomo:
– il tipo cittadino, aperto, elastico, moralmente labile, identitariamente pure labile, incostante, adattabile, manipolabile;
-il tipo rurale, che l’autore definisce chiuso, identitario, conservatore, moralmente rigido, tenace.
L’autore auspica l’eliminazione sia degli stati nazionali che di questo secondo tipo attraverso una trasformazione soprattutto etnica e valoriale, da ottenersi mescolando la razza bianca con le razze africane onde produrre una miscela caffelatte, simile a quella che egli ritiene fosse predominante dell’Antico Egitto, privata di identità etnica, di coscienza storica, di valori, riferimenti e confini nazionali – cioè di oikos, di polis, di civitas -, entro un super stato paneuropeo e domani probabilmente panoccidentale.
Come tutti i popoli, anche questo popolo amorfo, questa massa, non avrà, secondo Kalergi, le capacità mentali per governarsi; perciò dovrà essere governata dall’unica razza saggia e capace di reggere il mondo, perché selezionatasi e perfezionatasi attraverso molte prove e difficoltà, che l’hanno resa unita e dotata di una coscienza nazionale collettiva: la razza ebraica, e particolarmente i finanzieri ebrei (già il filosofo Auguste Comte aveva preconizzato una società retta dai banchieri). L’autore sposerà un’ebrea, pur non essendo egli stesso ebreo.
Kalergi si inscrive così nel novero di coloro che vorrebbero rifare gli uomini con lo stampino per uniformarli e conformarli a un progetto socio-antropologico elaborato a tavolino, per standardizzarli. Alcuni ci hanno anche provato con grande impegno: Stalin, Hitler, Pol Pot e altri. I loro sforzi di ingegneria sociale hanno prodotto tutti un forte degrado della civiltà e immense sofferenze, senza generare una nuova umanità, perché – a quanto pare – la coartazione può soltanto peggiorare l’uomo.
Dal nostro osservatorio storico del 2018, rileviamo, assieme a Simonetti, che il piano di eliminazione delle identità etnico-storico-culturali, degli stati nazionali, dei valori e dei riferimenti etici, è stato ormai in buona parte eseguito, all’insegna del mercatismo liberale globalizzante, esportato anche militarmente sotto il nome di democrazia, e che è stato eseguito proprio coi mezzi e dagli attori internazionali previsti dal “Piano Kalergi”, scritto negli anni ’20 del secolo scorso.
Ma ciò (il fatto che questa pianificazione fosse descritta già quasi 100 anni fa) implica – attenzione! – che già all’inizio dello scorso secolo era stato progettato quello che poi, sotto la simulazione di un processo spontaneo, democratico e idealistico, nonché necessitato da leggi economiche, è stato eseguito e viene completato ai nostri giorni. I padri della c.d. Europa Unita non sono quelli dichiarati. Lo scritto di Kalergi, pertanto, è una prova storica illuminante che delegittima e smaschera come non genuini e come miranti a un altro e subdolo scopo, rispetto a quello dichiarato, il c.d. processo di integrazione europea e altri processi trasformativi in atto, dalla finanza alla globalizzazione, all’immigrazionismo, alle riforme della famiglia e della sessualità nell’ideologia del gender e nei suoi prodotti legislativi.
In questo valore di prova storica sta la principale utilità politica dell’opera di Simonetti, il quale ricostruisce le vicende storiche afferenti all’attuazione del piano (descritto da) Kalergi, evidenziando alcuni tratti portanti, smascherano la suddetta mistificazione “buonista” e ciò che dietro di essa si nasconde. E’ nel suddetto progetto, non per un’esigenza di pace e fratellanza, che gli stati nazionali e le identità nazionali e storiche europee sono stato abbattuti in favore del super stato burocratico e autocratico dell’Unione Europea.
Altri fondamentali attori del piano Kalergi sono stati l’ONU, la CIA, gli organismi bancari internazionali. Oggi nel mondo il potere effettivo ultimamente è in mano a dinastie familiari finanziarie sovranazionali. Noi tutti conosciamo i nomi di queste famiglie. Sappiamo che portano avanti piani politici multigenerazionali cavalcando i cicli economici e le guerre, mentre la classe politica sottoposta al voto popolare lavora su termini brevi o brevissimi e non ha capacità di pianificazione di lungo termine. ONU, USA, UE, FMI sono loro strumenti.
C’è chi fa notare, spesso con intento di vieta istigazione antisemita, che i nomi di quelle grandi famiglie bancarie sono nomi ebraici, quasi tutti. Ma è ingiusto, stolto e superficiale prendersela con gli ebrei accusandoli di essere i soliti spietati strozzini manipolatori e di ordire un complotto mondiale. Infatti, non solo percentualmente sono pochissimi gli ebrei dediti alla grande finanza sul totale degli ebrei, ma soprattutto sono ebrei proprio i più validi demistificatori, i più implacabili analisti critici di questo regime oligarchico finanziario – filosofi, economisti, sociologi, psicologi, naturalisti -, contro l’oppressione capitalista sull’uomo, e non solo oggi, ma perlomeno dai tempi di Karl Marx, cioè dai tempi in cui il capitalismo finanziario sorgeva come potenza politica dominante!
La realtà statistica e scientifica è che il popolo ebraico, intellettualmente, ha una prominenza generale sugli altri popoli. Basti guardare a quanti Premi Nobel ha raccolto, nella sua esigua consistenza numerica. Esso, o meglio la sua componente ashkenazita – la quale geneticamente non è nemmeno semitica ma caucasica, quindi niente ha a che fare con gli ebrei della Bibbia – ha un quoziente intellettivo medio di 112 contro il 104 dei bianchi occidentali, il 108 dei gialli orientali, il 90 degli indiani, l’85 dei nordafricani, il 70 circa degli altri africani e di alcuni paesi caraibici, tra cui scende fino al 56. Per la psichiatria, da 70 in giù siamo nella debolezza mentale – e qui un pensiero va all’immigrazione di massa che viene in gran parte dalle aree con la media intorno al 70. Si noti che i tests per il Q.I. sono culture fair, ossia non sono influenzati dal livello di istruzione. E’ vero che i tests che misurano il Q.I. non misurano tutte le molteplici facoltà della psiche, e che probabilmente non rilevano alcune delle più sottili, elevate, creative, mistiche – se vogliamo; però misurano le capacità razionali, che sono le più importanti all’atto pratico, nelle scienze come nell’economia applicata.
È pertanto automatico che gli ebrei primeggino in tutte o quasi le umane attività, compresa la finanza e la politica. Se combinate inoltre la superiore intelligenza con la superiore solidarietà etnica, quindi efficienza, basata su un più forte senso identitario, allora il primato anche economico e politico degli ebrei sarà un risultato automatico, come pure le controreazioni difensive antiebraiche in molti popoli e periodi storici. Più coesione e più social capital (nel senso di R. Putnam, di senso civico interno) consentono agli ebrei non solo maggiore efficienza, ma anche migliore democrazia e giustizia sostanziale entro le loro comunità, e in generale uno stile sociale più cooperativo, più libero dall’individualismo competitivo e dal malthusianesimo che dominano il modello socioeconomico per gli altri popoli. A questi altri popoli, conformemente al Piano Kalergi, viene imposta una massiccia immigrazione di altre culture, così da abbassare il loro social capital e da condannarli al modello competitivo darwinista, diminuendo la capacità di attuare una collaborazione solidale, quindi la loro efficienza.
Aggiungiamo che gli ebrei, a seguito della diaspora, hanno per primi sviluppato una cultura, un networking e una capacità operativa globali e sovranazionali – pensate alla rete bancaria della famiglia Rothschild.
Essi sono, infine, l’unica etnia che abbia guadagnato il diritto di preservarsi dalla commistione con le altre etnie, persino nei nostri tempi di grande mescolamento, senza subire la terribile accusa di razzismo.
Tutto ciò però non implica affatto che il popolo ebraico, o meglio ashkenazita, oppure la comunità finanziaria internazionale, sia capace di governare efficacemente il sistema globale – credo che nessuno abbia le capacità per farlo. Di fatto, la grande finanza che dirige la politica e l’economia, non sta certo brillando in questo còmpito, nonostante i potentissimi strumenti di condizionamento economico, politico e culturale di cui dispone, e l’uso spesso brutale che ne fa. Essa è un’élite scadente, volgare, ossia abile e tecnologica ma, a quel che appare, priva di una visione che vada oltre il basso utilitarismo, lo sfruttamento, la manipolazione, la bramosia di sopraffazione. Soprattutto, è un’élite mossa dagli appetiti medesimi che muovono le masse sprovvedute e degradate che essa unilateralmente e irresponsabilmente gestisce. E non riesce a governare il mondo in un modo bilanciato, anche perché molti mangiano la foglia, non bevono la propaganda e votano in qualche modo contro il mainstream calato dall’alto.
In chiusura, faccio presente che tutti coloro che hanno fatto studi e scoperte nel campo della genetica, soprattutto se correlata all’intelligenza e alla delinquenza in relazione alle varie etnie, sono stati perseguitati con accuse morali di diverso tipo, e lo sono stati anche i due scopritori del DNA, Crick e Watson, ossia di quella cosa che lega a un fattore biologico ereditario, almeno per una parte di esse, le capacità e le inclinazioni delle persone, dimostrando con ciò false le tesi morali(stiche) secondo cui tutto è appreso e costruito socialmente, comprese le capacità superiori o inferiori.
La prevalente sensibilità morale, come si è costruita negli ultimi decenni tra cristianesimo, socialismo e politically correct, reagisce con rabbia automatica e rifiuto preconcetto ad ogni evidenza scientifica di caratteristiche biologicamente determinate, e non socio-culturalmente prodotte, negli esseri umani. Ultimamente questo rifiuto viene espanso e diretto, con forte impegno e investimento anche “europeo”, verso i caratteri biologici sessuali, per “sostituirli” con quelli socio-culturali del “genere”.
30.04.18 Marco Della Luna