RAGION DI STATO E BUSINESS AS USUAL

RAGION DI STATO E BUSINESS AS USUAL

E molti si sono immaginati republiche e principati che non si sono mai visti né conosciuti in vero essere. Perché gli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare impara più presto la ruina che la preservazione sua.” Niccolò Machiavelli, Il Principe, par. 15.

Non sono affatto antiamericano e spero che questo articolo non induca altri a diventarlo, e che non confermi in tale eresia chi già in essa è lapso.

L’uccisione mirata del magg. gen. Qassem Soleimani a Baghdad e di altri sette persone, compiuta da un drone USA il 2 di Gennaio su ordine del pres. Trump, ha suscitato reazioni discordi. Alcuni la hanno lodata, descrivendo l’ucciso come un pericoloso terrorista islamico che andava proprio fatto fuori; altri la hanno esecrata, come crimine del terrorista internazionale Trump, presidente di una superpotenza essa stessa terroristica e imperialistica. Entrambe le qualificazioni sono formulate con riferimento a parametri etici. L’applicazione di parametri etici ad atti politici è umana e automatica, perché l’uomo comunemente tende a identificare uno Stato come rappresentante della giustizia e guida al bene; e, in un conflitto tra due Stati, è portato a prender partito, ossia a vedere in uno il bene o il giusto o la vittima, con cui simpatizzare; e nell’altro il male o il sopruso o l’aggressore, da criminalizzare; mentre moralmente i due solitamente si equivalgono, e quello che pare vittima magari tratta la sua popolazione assai peggio di quanto lo Stato aggressore tratta la propria, e manda i bambini a correre sui campi minati per aprire alle sue fanterie un passaggio sicuro nella guerra contro l’Iraq, e ai bambini che saltano in aria un volo sicuro al paradiso (ogni riferimento a Iran e USA è accidentale).

Cionondimeno, come sa chi studia politica, il ricorso a parametri etici è improprio, perché l’azione politica (come quella imprenditoriale) è per necessità strumentale e non morale, e il soggetto che vuole il potere politico, come notava Machiavelli, non ha da esser buono, ma da mostrarsi buono (per raccogliere simpatie, consensi, seguito; e per cogliere alla sprovvista gli avversari). Ha da evitare gli errori, non i crimini. Pure gli Stati si fanno credere morali, e in qualche misura incidentalmente agiscono come tali, per apparire legittimi nelle loro policies e pretese verso i cittadini e gli altri paesi. Tutto ciò rientra nella ragion di stato. Anche gli attacchi preventivi: “la difesa dagli attacchi esterni è per Machiavelli una guerra preventiva. Non si combatte contro gli altri Stati perché si è stati offesi, ma perché questi Stati possono offendere. Chi comanda lo Stato deve essere consapevole che la guerra è necessaria per conservare il suo potere e, affinché il suo Stato non sia inghiottito da altri, deve muovere guerra ed eliminare ogni possibile nemico. La guerra diventa così lo stato di equilibrio dell’ordinamento politico.” (Marco Sgarbi, La virtù del principe. Hegel lettore di Machiavelli, in Etica & Politica / Ethics & Politics, XVIII, 2015, 3, pp. 96-115 96 ).

Contro l’evidenza del mondo reale, nel tentativo di comporne le contraddizioni per via metafisica anche sul livello terreno e materiale, Hegel sosteneva che lo Stato incarni il massimo dell’eticità possibile in terra, che sia la vera sede di realizzazione degli uomini, e che ogni suo atto e ordine sia sempre legittimo e da obbedirsi; e infatti tale idea di Stato è stata poi intensamente adoperata dai regimi assolutistici.

Per limitare l’oppressività e l’intrusività dello Stato, oggi moltiplicate dalla tecnologia, gli uomini, riconoscendo la sua non-eticità, possono cercare di partecipare alle sue decisioni, da una parte (cosa sempre più difficile, stante che lo Stato è guidato dai mercati e i decisori procedono in isolamento tecnocratico); e, dall’altra parte, possono arrangiarsi, organizzarsi in corpi intermedi per affermare se stessi e i propri valori contro di esso, analogamente a come i lavoratori dipendenti si organizzano sindacalmente per tutelarsi contro l’oppressione da parte del datore di lavoro, del quale peraltro hanno bisogno per avere un reddito.

Si potrebbe allora dire che lo Stato non solo non è etico, ma anzi è intrinsecamente contro l’etica, perché è uno strumento in mano a pochi, che lo usano per dominare e sfruttare egoisticamente i molti, il popolo, in misure e maniere variabili, come è accaduto in ogni ordinamento. Ma neppure questa affermazione è esatta, perché lo Stato è inevitabile che si formi, è inevitabile (sempre avvenuto nella storia) che sia in mano a pochi, ma è anche indispensabile alla popolazione per ricevere protezione e ordine, quantomeno. E ciò che è inevitabile, che non ha alternative, che è sottratto alla scelta, non può essere giudicato in termini etici.

Anche lo Stato Italiano ha un curriculum scelerum di omicidi e stragi di Stato. Ha bombardato obiettivi civili in Serbia senza nemmeno dichiarare la guerra. Le sue stesse forze dell’ordine hanno organizzato assassinii (vedi il G8 di Genova). Essendo uno Stato vassallo occupato da 130 basi USA, non può permettersi di biasimare la potenza occupante per le sue imprese – la sorte di Craxi lo dimostra. Salvini è stato deriso per aver incensato l’uccisione del gen. Qassem Soleimani, ma la sua dichiarazione adulatoria ha un senso: ingraziarsi la Casa Bianca e legittimarsi presso di essa, ammesso che alla Casa Bianca importi di lui. Al medesimo fine, in passato, anche Berlusconi si profondeva in ridicole piaggerie, raccontando che suo padre lo portava nei cimiteri di guerra a fargli giurare eterno rispetto verso la patria oltreatlantica di quei soldati caduti per “la nostra libertà”.

Gli USA, giovani come sono, quasi mai sono stati in pace e hanno una lunga storia di soprusi, di omicidi e di vio­lazioni dei diritti dell’uomo nonché del diritto internazionale, il quale ultimo si dimostra, ancor più del diritto nazionale, pieghevole nella sua interpretazione ed effettività a seconda dei rapporti di forze in lizza. Nei libri di storia per le scuole non lo si racconta, ma durante la IIª Guerra Mondiale, gli USA hanno violato le convenzioni internazionali in modo non sporadico, ma metodico. Bombarda­vano frequentemente quartieri residenziali e persino scuole (Gorla) e giostre (Grosseto). Eseguivano anche mitragliamenti di civili a volo radente. Me lo hanno confermato testimoni oculari e vittime. Riocordiamo i 300.000 civili circa bruciati vivi con un bombardamento al fosforo su Dresda, bersaglio stra­tegicamente inutile; i circa due milioni di prigionieri tedeschi, dopo la fine della guerra, nei campi di concentramento, prigionieri che gli USA ridefinirono giuridicamente Disarmed Enemy Forces onde esimersi dalla Convenzione di Ginevra del 1929 a tutela dei prigionieri di guerra e darsi così il diritto di ridurre le loro razioni sotto le soglie di sopravvivenza, negando loro anche i ripari contro le intemperie. Naturalmente nessuna di queste azioni fu processata a Norimberga né figura nei libri di storia per le scuole. Vae victis, disse Brenno, gettando la spada sul piatto della bilancia.

Praticavano anche la guerra biologica, lanciando insetti e ragni infestanti per distruggere le colture e affa­mare i civili. Lanciavano mine antiuomo nei campi per mutilare gli agri­coltori, e persino matite esplosive e giocattoli esplosivi per colpire i bambini.

Nel dopoguerra, militarmente occupati mediante oltre cento basi (lo siamo ancora oggi, a 75 anni dalla pace), e legati da un trattato di soggezione politica, militare ed econo­mica, abbiamo voluto o dovuto costruirci l’immagine, il mito, per molti la fede, degli USA come benevoli, umanitari e benvenuti guardiani della democrazia, motivati da valori umanitari etc. etc. Ma gli USA niente hanno in realtà a che fare con tutto ciò: come spiega Allan Bloom nell’introduzione del suo best seller La Chiusura della Mente Americana, la loro po­litica e la loro cultura accademica non sono guidate dall’etica, dagli ideali di giu­stizia, eguaglianza, libertà, democrazia. Essi sono la potenza egemone, custode ed esecutrice di interessi finanziari impersonali, e prettamente amo­rale (non immorale). Quindi la loro condotta è obbligata dalla posizione che occupano nel sistema globale, dal loro deficit commerciale e di bilancio, dal profluvio di Dollari e T-bonds che hanno riversato nel mondo, e che ri­chiede la forza delle armi per essere gestito. La logica e la sostenibilità economico-finanziaria, nella rincorsa competitiva del profitto, preclude assolutamente la libertà morale agli statisti: per sostenere il Dollaro e i T-bonds traballanti, gli USA sempre più abbisognano di conquistare le risorse di qualche paese importante. Per questo non ha senso essere moralmente antiamericani: sarebbe come essere contro le leggi naturali; ha invece senso aspirare a cambiare l’assetto globale. Tuttavia molte delle atrocità commesse da tutti gli Stati, soprattutto contro i civili e i prigionieri, come quelle sopra accennate, non sono utili tecnicamente, bensì manifestazioni di menti psicopatiche al comando.

La lista delle imprese violente degli USA a che nel secondo dopoguerra parla chiaro, in termini di governi rovesciati e di leader assassinati – in quanto si opponevano agli interessi finanziari in pa­rola (sovente si giustificava l’operazione accusandoli di “comunismo”, ma al contempo regimi non meno dittatoriali di quelli comunisti venivano messi su o difesi).

­Per non parlare delle guerre scatenate da Washington creando falsi casus belli, come quella contro la Spagna e come quella contro il Vietnam del Nord; e sorvolando sui molti colpi di Stato orditi da Washington contro governi legittimi, come quello cileno; e risparmiando la menzione delle varie operazioni di false flag, per i leaders politici uccisi dalla CIA, rinviamo alla lunga lista che trovate in Killing Hope: U.S. Military and Cia interventions Since World War II di William Blum. A dire il vero, è una lista alquanto gonfiata e ispirata dall’eresia dell’antiamericanismo; e in certi casi non si trattò di assassinii, ma di uccisioni formalmente legali. Sarebbero però da aggiungere alla lista le extraordinary renditions, eseguite a scopo di tortura e talora anche di omicidio, e ovviamente anche il fosforo bianco sui civili e Guantanamo senza habeas corpus – il tutto contro le leggi internazionali, da cui gli USA si considerano esenti, a torto o a ragione, per li motivi che sotto esporrò.

Alla luce delle recenti guerre contro Iraq, Libia e Afghanistan, che sono state giustificate dai governi con menzogne da essi costruite circa armi di distruzione di massa e legami con gli autori dell’attacco dell’11 Settembre, nonché con interventi umanitari e di aiuto economico, i fatti oggettivi e ripetuti hanno confermato altresì la qualificazione degli USA non come arsenale della democrazia ma, assai diversamente, come piattaforma bellico-finanziaria per la strategia di imperialismo globalizzato delle grandi corporations: le invasioni dell’Iraq e della Libia erano finalizzate a difendere il ruolo del dollaro come moneta obbligatoria per pagare il petrolio (Iraq e Libia volevano scalzare quest’esclusiva), e quella dell’Afghanistan (come pure l’intervento di regime change in Ucraina) ad accerchiare la Russia e a rilanciare la produzione di oppio ed eroina assicurando al sistema bancario USA il riciclaggio dei relativi narcodollari, senza i quali entrerebbe in crisi. L’Italia ha partecipato a tutte quelle campagne belliche, contro i propri interessi e contro la propria costituzione, in quanto paese vassallo e ancora occupato militarmente.

In tanto, l’Europa imbelle e imbecille dei banchieri, unione finanziaria ma non politica, quindi politicamente impotente e buona solo a incravattare i propri membri deboli, sta a guardare passivamente l’azione non solo degli USA, ma della Cina che si espande nell’Africa nera, nonché della Russia che, con la Turchia, si spartisce il Nord Africa.

Nell’ambito di un conflitto geostrategico per l’egemonia, in cui l’azione contro l’Iran fa parte della strategia di accerchiamento e assedio contro la Russia, è semplicemente ovvio che avvengano azioni di attacco e killeraggio dall’una e dall’altra parte, più o meno asimmetricamente. Anche Teheran e Mosca perseguono strategie di potenza comprendenti l’uso della forza: mondiale la prima, regionale la seconda. In particolare, dopo la sconfitta subita nel teatro siriano da parte della Russia alleata di El Assad, gli USA semplicemente ed evidentemente dovevano prendere l’iniziativa su qualche altro fronte della regione mediorientale. E forse c’era anche un’esigenza di Trump di rafforzare la propria immagine e distogliere l’attenzione dal Russia Gate.

La storia della politica è tutta così. Meravigliarsi e scandalizzarsi per la milionesima azione di questa sorta, è naif. Allibire per l’uccisione del gen. Qassem Soleimani e dei suoi sette compagni di viaggio, o per gli innumerevoli altri atti consimili compiuti dal governo USA, è da persone incapaci di guardare in faccia alla realtà e di apprendere dalla storia. In generale -ripeto-, è irrazionale aspettarsi che la natura o l’azione dello Stato incarni o attui principi etici, se non per convenienza dei suoi gestori di turno. Tuttavia è anche ragionevole che la gran parte della gente si aspetti ed “esiga” proprio questo. Quindi, politicamente, è necessario tenere conto di questa inclinazione della mente collettiva.

Ma ora, per alleggerire l’attesa della rappresaglia iraniana, della controrappresaglia americana, e della possibile escalation a seguire, concediamoci un intermezzo farsesco, raccontando quel mito yankee, creduto oggi da quasi metà della popolazione, che consente agli USA, perlomeno davanti alla loro opinione pubblica, di esimersi dall’osservanza del diritto internazionale: il mito fondativo-legittimante dell’American Exceptionalism, che infatti oggi la stampa internazionale richiama, collegandolo al caso Qassem Soleimani. Esso appare risibile all’europeo smaliziato, ma oltre Atlantico ha credito e convince ampie fette del popolo, aiutando l’establishment a governarlo. E l’establishment USA, come descritto in The Power Elite da Charles Wright Mills, è una trinità di grande capitalismo, alta politica, e vertici militari, che insieme decidono a porte chiuse la politica a stelle e strisce.

L’American Exceptionalism è in primo luogo l’idea che gli USA abbiano in esclusiva la missione di trasformare il mondo garantendo “il governo del popolo, per il popolo, da parte del popolo” (esportazione della democrazia). In secondo luogo, è l’idea che abbiano una superiore qualità di giustizia e legittimità (la liquidazione dei pellerossa non conta). In terzo luogo, è il convincimento che siano al disopra, per loro storia e missione, delle altre nazioni e della legge internazionale, quindi esenti e immuni da essa e dalle sue corti di giustizia.

Il mito in esame è palesemente derivato dall’idea veterotestamentaria e monoteista, rectius monolatrista, del ‘popolo eletto’, che ha uno status superiore agli altri e può permettersi ciò che gli altri non possono. Un mito quindi per essenza nazionalistico ed escludente, a differenza di quello imperiale romano, concretamente politeista, multinazionale e includente. Il mito in parola si radicalizzò nel secolo scorso, in appoggio all’ascesa egemonica di Washington, ed è stato affermato, sia pure in forme e perifrasi mutevoli, da molti uomini politici e da tutti i presidenti, quindi esso è chiaramente vivo. Nel 2013 Putin, commentando Obama sulle sue minacce di intervenire unilateralmente in Siria, osservò: “E’ pericolosissimo incoraggiare un popolo a considerarsi come un’eccezione, quale che sia la motivazione”.

05.01.2020 Marco Della Luna

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2 risposte a RAGION DI STATO E BUSINESS AS USUAL

  1. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e pochi lettori,

    credo sia ovvia l`impossibilità (ed anche l`inutilità) di formulare giudizi morali sui comportamenti dello stato, per l`ovvia ragione che da sempre il governo costituito, benchè cosa necessaria ed inevitabile, é espressione e salvaguardia dei più forti pro tempore. Per questo empiricamente diciamo che il miglior governo é quello dove la tutela delle classi elvate, possa nei fatti coincidere almeno in parte con gli interessi della frazione più grande possibile degli altri sudditi. Ad esempio nelle nazioni scandinave, essendo ridotta la concentrazione della ricchezza e scontata un`elite numericamente esigua, la condizione degli altri sudditi tende ad essere molto simile, e quindi é possibile inverare governi stabili e ben accetti, poichè, pur tutelando i potenti, sono in grado di soddisfare anche un`ampia maggioranza di sudditi.

    Anche l`imperialismo ha origini preistoriche, coindidendo con la nascita di strutture di governo organizzate. Per natura ciascuno tende ad essere in competizione col proprio vicino sia per sopravvivenza che per cupidigia.
    Quindi storicamente la variazione quantitativa si é manifestata solo nella riduzione del numero delle nazioni-popoli aspiranti imperialisti, con un paritetico aumento della dimensione della zona di influenza e conflitto. Mentre l`evoluzione qualitativa ha portato ad un`attenuazione della violenza esteriore dei conflitti, sia isolando la zona di scontro armato, sia usando mezzi di lotta non meno violenti e dannosi, ma all`apparenza non scopertamente sanguinari o schiavizzanti. Una volta si strangolavano le nazioni con l`occupazione militare e la materiale riduzione in schiavitù degli abitanti, oggi con i trattati monetari, i monopoli multinazionali, e col debito.

    Concordo anche sul fatto che lo Zio Sam sia un padrone, il quale come tutti i suoi pari persegue i propri interessi senza guardar in faccia a nessuno e sfruttando gli egemonizzati.

    Ma come ogni prigioniero ha diritto inalienabile, anche se a proprio rischio, di tentare la fuga, così ogni suddito impossibilitato a liberarsi, può almeno tentare di scegliersi il padrone meno peggiore pro tempore.
    Ora a differenza dell`avvocato io non sono « pro americano » nel senso che certamente non considero come il meglio l`essere suddito dello Zio Sam, ma neppure sono contro, almeno fino a quando sono convinto che tale sudditanza, pur costosa, a volte umiliante e penalizzante, sia in pratica la migliore che ci possa al momento capitare.

    Come ho già detto altrove l`imperialismo anglosassone é realista : sfrutta il suddito, gli impone delle scelte geopolitiche, ma lo lascia vivere e se possibile prosperare, naturalmente dedotto il proprio tornaconto. Ciò perchè é fermamente convinto che sia meglio estorcere il « ragionevole » piuttosto che essere signore assoluto di un deserto, il quale col tempo poi, o si deve abbandonare, o comincia pure a costare. Esattamente come la mafia, che a differenza del fisco statale rapace ed incontentabile, spreme il territorio con metodo inflessibile, ma una certa moderazione, appunto per non strangolare i « clienti » e restare padrona di niente. Anche per questo la mafia perdura, anzi si espande, nonostante tutti i tentativi fatti per sopprimerla, a volte trovando meglio il commerciante pagare il pizzo (ed avere anche protezione fiscale mediante l`addomesticamento mafioso dei funzionari), piuttosto che fidarsi dello stato, pagare le tasse ed essere disingannato non solo dalla prepotenza mafiosa, ma anche da quella dello stato.

    Noi purtroppo, sia per fatto geopolitico (la scelte di Mr Obama), che per demenziale imperizia e corruzione dei nostri capi, siamo passati dall`imperialismo USA a quello tedesco, almeno per quanto concerne la sovranità monetaria, economica, fiscale, di bilancio ed ora anche politica, essendo Berlino a fare e difare i nostri governi e politicanti a piacere. Per adesso obbediamo ancora militarmente agli USA, ma andando di questo passo non so che fine faranno le 130 basi USA, che magari col tempo diventeranno della Bundeswehr. Mr Trump sarà pure un burino ignorante che le sbaglia tutte, ma credo si sia reso conto di questo madornale errore e tenti – come può ed in mezzo a mille difficoltà, non ultime quelle poste proprio dai suoi concittadini – di porre un parziale rimedio.

    Ma l`imperialismo tedesco in Europa ha preso piede oramai da circa 15 anni, sostenuto oltre che da Mr Obama & Sodali, dai paesi scandinavi, Benelux e Francia. In particolare i francesi si stanno adesso accorgendo di aver per padrone una creatura fatta dal nulla dai tedeschi ed imposta col miraggio di evitare il progresso del Front National sovranista. Ma dato il sostegno tedesco (che controlla la macchina per fare i soldi gratis ed il rubinetto per elargirli) sarà anche per loro assai lungo difficile e costoso liberarsi di M. Macron e dei suoi consimili successori.

    La colonizzazione tedesca é brutale. Il tedesco vuole umiliare il vinto e il suddito non germanico prima di spremerlo. E per conseguenza non gli interessa creare il deserto nei suoi domini. L`esempio di quanto fecero i tedeschi durante la II g.m. é lampante. Per quanto gli alleati loro nemici non siano stati teneri, sicuramente, salvo i sovietici, non sono riusciti a far altrettanto in peggio. Adesso sono cambiate le forme di costrizione (per fortuna) ma la brutalità é la stessa. Vedasi la fine dei greci che hanno osato solo tentare di ribellarsi. Noi invece di starnazzare e disquisire di sciocchezze, magari nel lussuoso salotto della sig. ra Gruber/Bilderberg, dovremmo attentamente guardarci intorno ed imparare. E poi in duemila anni di storia tutte le volte che gli italiani hanno stretto patti ed alleanze coi germanici a cominciare dagli Ottoni e dagli Svevi, ne sono sempre usciti colle ossa rotte. Salvo i pochi casi in cui abbiamo avuto il coraggio di ribellarci (Legnano 1176) o quelli in cui per salvare la ghirba abbiamo sacrificato la faccia e l`onore, come fece due volte Re Sciaboletta. La prima, col collega Cecco Beppe andò abbastanza bene, salvo l`esser ingordi dopo. La seconda meno bene perchè il Regio Nano, prima dovette ignominiosamente scappare di notte abbandonando esercito e sudditi in balia dei soliti tedeschi invasori, e poi giustamente ci rimise il posto con i suoi eredi, benchè per mezzo di un referendum truccato.

    Quindi nel mio piccolo io son uno di quelli che farebbe carte false per tornare a far il suddito dello zio Sam come negli anni dal `45 all `80 e pure per essere governati da bonari furfanti come Fanfani, Rumor, Nenni ed Andreotti e persino il grasso Spadolini. Anzi avercene oggi uno come il Divo Giulio !. Il problema é semmai che anche lo zio Sam é cambiato e temo in peggio di molto indebolendosi, non ultimo anche grazie alle divertenti trovate dell`onnisciente e ricchissimo Mr Obama. Un esempio per tutti. I patti con gli ayattolah iracheni. Anche uno stupido difatti capisce che quella é una teocrazia reale come il comunismo di Giuseppe Baffone, ovvero un mondo in cui non vi é il minimo problema a mandare i bambini a camminare sui campi minati per aprire la strada ai basigi. Ed anche se saltano in aria tutti son contenti, genitori inclusi, semplicemente perchè vanno persino anzitempo e da eroi nel paradiso di Allah, dove il massimo é il coito illimitato con le vergini. Immaginte se questi arrivano ad aver sul serio una bomba atomica che succede. (a noi ovviamente perchè loro come detto vanno tutti nel solito paradiso di Allah e quindi son sempre contenti). L`unico torto degli USA é essersi messi in moto temo molto tardi e per risalire la china Trump o meno dovranno molto soffrire. Quindi noi potremmo doverci accontentare di altri padroni. A questo proposito facciamo attenzione alle mirabolanti trovate dei nostri capi improvvisati, i quali scherzano con russi e cinesi. Ecco, davvero non tutto il male viene per nuocere, poichè il Bisconte e Giggino o`Ripetente devono poi render ragione a Berlino prima di muovere effettivamente un chiodo, quindi é possibile che siano fermati per fortuna nostra prima di fare disastri irreparabili.

    Quanto agli europei che si dolgono della loro irrilevanza politica persino davanti ad un parvenu come Erdogan, mi viene da ridere. I soloni choiosano che i governanti di Bruxelles (Berlino) « non hanno saputo « interpretare i cambiamenti ». Io credo invece che le cause dell`euroimpotenza sia due e semplicissime. A) da 25 anni si é lavorato solo per distruggere le classi medie europee al fine di instaurare un nuovo ordine sociale e politico che ha causato di fatto alla colonizzazione predatoria degli stati del sud Europa e favore dei tedeschi e dei loro alleati del nord. Conseguenza : si é distrutto il potenziale di deterrenza di questi paesi che sono poi i custodi della froniera più pericolosa. B) sempre per inverare la nuova meraviglia geopolitica che passa dalla distruzione della classe media, si é fomentato, protetto e finanziato l`immissione di milioni di indigenti non solo negli stati colonizzati del sud Europa, ma anche in quelli « ricchi » del nord. I predetti indigenti, non sono però né automi, nè imbelli, ma hanno un fortissimo sentimento di coesione etinca, nazionale, tribale, familiare e religiosa. Inoltre la stragrande maggioranza sono islamici più o meno praticanti. Conseguenza : adesso diventa molto difficile ed impolitico, anche da parte dei c.d. governi forti, il prendere delle vere misure che limitino i vantaggi ed i privilegi di queste masse che contano oramai milioni. Come pure é sconveniente e costoso il contrastare i loro governi, capi religiosi, e pretese geopolitiche. Voglio vedere se la sig.ra Merkel con 2 milioni di turchi e 700 mila siriani in casa andasse a prendere posizione contro Efendia Erdogan e supportasse tale opposizione con azioni concrete. Questo spiega la paralisi europea ad il fatto che il vuoto di potere creato dalla scomparsa delle potenze tradizionali sia poi colmato da nuovi attori.

    Quindi adesso a noi non resta che sperare che il Dio dei ciucchi ci liberi prima possibile del Bisconte e dei Biscontini e poi vedremo a seconda di come saremo conciati.

    PS Dresden. No avvocato 300 mila morti son troppi. Io conosco molto bene quella città ed ho molti amici recandomi a visitarli almeno una volta all`anno in occasione di una famossissima manifestazione. Al dilà delle elaborazioni « politiche » che vanno dai 10 mila ai 350 mila decessi, la versione corrente accreditata dalla gente che poi ha vissuto l`episodio e/o ne ha sentito il racconto di prima mano é la seguente.
    « Premessa : nel 1939 Dresda aveva ca 700 mila abitanti. Al 13 feb 45 grosso modo nell`area urbana viveva lo stesso numero di persone essendo le partenze dovute alla guerra compensate col recente afflusso di profughi dall`est tedesco oramai invaso dai sovietici. È certo che dal 13 al 15 feb 45 25 mila edifici sui 28 mila esitenti nell`area urbana 15 kmq sono stati completamente distrutti. È certo che nel parco di Heidefriedhof (che non é un cimitero), dove di trova l`unico monumento commemorativo, furono sepolti circa 21 mila resti umani. Ciò vorrebbe dire meno di un morto ad edificio che é impossibile. Difatti nel corso della vera ricostruzione della città avvenuta negli anni 90 si sono ancora trovati numerosi resti umani. Dunque facendo un conteggio empirico, che però é quello oggi accettato popolarmente, se si considerano 25 mila edifici distrutti con mediamente dai 5 ai 7 morti per fabbricato completamente arso, si arriva tra i 125 mila ed i 175 decessi che é un conteggio ragionevole. Molto lontano dunque dai 300 mila come dai 25 mila recentemente ammessi dalla municipalità nel 2010, ma che non riscuote il credito del pubblico.
    Un particolare : l`esistenza del monumento non é pubblicizzata, come la gente non ama ricordare l`episodio, né mostra apparentemente rabbia o rancore. Quindi a volte capita che qualche turista chieda dove sia il monumento. Ora tutti sia gli anziani che i giovani usano rispondere, normalmente in tedesco, che sanno dell`esistenza del monumento, ma non sanno bene dove esattamente si trovi. Ma poco importa poichè il vero monumento commemorativo é la stessa città di Dresda ricostruita esattamente com`era dai suoi abitanti. Tale risposta sia pure nel mio modestissimo tedesco ho avuto l`onore di dare anch`io.

  2. Giancarlo Matta scrive:

    Egregio Avvocato,
    le Sue osservazioni sono complessivamente fondate e condivisibili. A noi italiani pare non resti che considerare il nostro Paese come colpito dal “male minore”, nel senso che se -da sconfitti della II Guerra Mondiale- fossimo finiti a oriente della”cortina di ferro” e quindi nella sfera di dominio della (fu) Unione Sovietica, saremmo probabilmente stati molto peggio di come siamo stati da occupati degli USA nostri vincitori. Magra consolazione ? sarà, comunque sempre di consolazione si tratta.
    Che strano…! L’ultimo paragrafo delle Sue osservazioni, compresa la citazione di Putin (dove l’ha trovata ?) descrive alla perfezione l’ebraismo e la misantropia che notoriamente lo caratterizza. State a vedere che la politica USA è condizionata dagli ebrei….. : chi mai lo avrebbe detto !?!

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